Il lavoro al tempo dei robot
Il lavoro al tempo dei robot
La vittoria dell’economia sull’etica. Debuttano i robot casalinghi. La sostituzione del lavoro comune con la tecnologia. Secondo Robert Shiller, premio Nobel per l’Economia 2013 – sta avvenendo l’espulsione dal mercato del lavoro di operai specializzati a causa dell’hi-tech, e questo sta all’origine della più aggressiva delle diseguaglianze. Con l’effetto di spingere il ceto medio nelle braccia di populismo proteste e intolleranza.
Isaac Asimov – Illustrazione di Aldo di Gennaro

 

Nel 2017 Il regalo più in voga in molte famiglie americane è “Google Home”, un mini robot domestico. Non è che l’inizio, per arrivare alle automobili che si guidano da sole. Mini robot che ordinano il pranzo, intrattengono grandi e piccoli, prenotano l’albergo al posto tuo, ti fanno ascoltare le tue canzoni preferite. L’ondata di protesta sta montando in America. E’ la protesta di quelli che Papa Francesco definisce gli “scartati”, e il presidente Usa Donald J. Trump i “dimenticati”, ovvero, coloro che lo hanno portato alla Casa Bianca.
Su questo tema Trump concorda con il predecessore Barack Obama, secondo il quale «bisogna studiare come gestire l’impatto della tecnologia sulle diseguaglianze» perché «se l’auto Tesla senza guidatore andrà su strada in America in quello stesso istante circa 4 milioni di camionisti resteranno senza lavoro», in quanto proteggere e riqualificare gli “scartati” ed i “dimenticati” non passa attraverso un rifiuto della tecnologia – scelta perdente in partenza – ma attraverso nuove politiche… ma non è facile…
Il premio Nobel per l’Economia 2007 Eric Maskin, si esprime attraverso il concetto di riqualificazione professionale dei soggetti più fragili, e lavorativamente più usurati, che non esula dall’istruzione e dalla formazione. Gli Stati sono chiamati ad «investire in maniera energica nell’istruzione creativa e nella riqualificazione» dei soggetti espulsi dalla catena produttiva. Ponendo particolare attenzione sulla necessità di «nuove forme di insegnamento». Maskin porta ad esempio il Brasile, dove «il governo ha garantito finanziamenti ai poveri a patto che li usassero per pagare ai figli scuole migliori e nell’arco di 15 anni ciò ha portato ad un rafforzamento del mercato del lavoro nazionale».
Amalgamare passato e presente per generare futuro. E’ l’esempio di una grande libreria di New York, che ha imparato la lezione del Brasile a vantaggio dei propri “dimenticati”. Per capirlo, basta entrare nella libreria al Time Warner Center di Columbus Circle a Manhattan. Qui si possono acquistare i libri con la app inquadrando la copertina del volume prescelto con la telecamera del proprio smartphone. A colpire, però, la nostra attenzione, è il fatto che esperti di app over 60 ci spiegano come fare i nostri acquisti nell’era digitale. Una scommessa sul futuro, che questo colosso digitale compie affidando la propria immagine nel cuore di New York a eleganti signori che parlano un inglese forbito, conoscono il linguaggio delle app, e hanno tuttavia i capelli bianchi.
Columbus Circle at 59th Street, New York, NY, USA
Nuove librerie lanciano la sfida, vendendo libri di carta appoggiandosi alla tecnologia e utilizzando metodi innovativi per la vendita. 
Gli economisti Daron Acemoglu del Mit e Pascual Restrepo di Boston University, elaborano una conoscenza utile a quantificare la diffusione dei robots: il loro “Robots and Jobs”, è il primo studio che documenta dove si trovano e quanti sono i robots industriali attivi negli Stati Uniti, in un lavoro che il robot compie al posto dell’uomo creando disoccupazione. La mappa conta 233.305 robots. Essi non sono presenti ovunque. Contrariamente alla credenza che si siano diffusi su tutto il territorio, i robots si concentrano soprattutto nel Midwest e nella regione degli Appalachi. Qui infatti l’industria manifatturiera è più sviluppata, con Michigan, Ohio e Indiana in testa alla classifica: rispettivamente con 28.000, 20.400 e 19.400 robot.
Un buon motivo di riflessione, resta il fatto che la mappa di Acemoglu e Restrepo coincide con quella degli Stati che hanno determinato il successo di Trump alle ultime presidenziali. In questi luoghi, dove le diseguaglianze non vengono affrontate, si è alimentata la protesta.
L’America sta davvero iniziando a formulare un pensiero economico contro le diseguaglianze? Gli studi di Maskin sulle favelas brasiliane, le riflessioni di Shiller sui robot domestici e il loro lavoro in sostituzione all’uomo, i commessi anziani della libreria al Time Warner Center a New York e il rapporto di “Robots and Jobs” ci fanno pensare che qualcosa in questa direzione stia avvenendo. 
©, 2017
la tecno-scienza e il divenire
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