"Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire."
Marguerite Yourcenar
Un profumo puoi odorarlo, e capire se ti piaccia o no. Un quadro lo guardi, e puoi dire se ti piaccia o no. Se osserviamo un quadro di Andrea Di Cesare, possiamo cogliere il suo profumo e, istintivamente, dire se ci piaccia o no. Il linguaggio espressivo dei quadri di Andrea Di Cesare, permette subito, intuitivamente, di riconoscere la nostra disposizione nei suoi riguardi, ovvero, se ci piaccia, o no, proprio come un profumo, che non ha bisogno di interpretazioni. Nel suo dipinto sono unite la sostanza, così preponderante – che possiamo toccare – ai contrasti di colore, come in un quadro cubista, o espressionista.
Questa pipa e bottiglia è un viaggio tra passato e futuro, una terra quasi lunare; non vi è nulla di consueto; tutto è lì perché doveva nascere lì. Senza disegno, senza preparazione di tela. E’ immediato, l’atto creativo, in ciò che osserviamo. Di Cesare non ci pensa molto, vede la tela con all’interno la forma, prima ancora di iniziare a dipingere.
La pastosità del colore, la pennellata larga, sono tanto naturali da riuscire a far dialogare fra di loro gli oggetti. La forma, quasi primordiale, quasi astratta, si presta a una interpretazione soggettiva. Possiamo vedere, in questa bottiglia, un tempio greco, una architettura di vetro, contemporanea.
Questa pipa e bottiglia è un quadro che ci fa immaginare, che ci fa oltrepassare il reale e entrare in quel ignoto dal fondo nero. La scelta dei colori, bianco e nero, rimanda a un positivo e a un negativo. Essi hanno scolpito gli oggetti lì presenti, vivi, davanti a noi.
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