BIG DATA SINGAPORE INGEGNERIA SOCIALE
Secondo Derrick de Kerckhove c’è uno spettro chiamato Big data. Con gli algoritmi e Il governo delle macchine si profila il pericolo della «datacrazia». A Singapore si sta progettando un nuovo modello d’ingegneria sociale, modello esportabile anche altrove. Il grande fratello usa le nuove tecnologie per controllare le persone.
La datacrazia (il potere dei dati) è un pericolo in atto nel mondo di oggi. La deriva totalitaria è possibile. In mano ai potenti, l’algoritmo diventa uno strumento di assoggettamento, in quanto i cittadini, anche se inconsapevolmente, si adeguano ai comportamenti sociali imposti dalla tecnologia. L’apparato statale passa dall’organicità alla tecnicità, coi governi che imporranno il controllo di ogni processo in atto tramite la tecnologia. E’ ciò che da più parti viene già definito una sorta di “tirannia morbida” che può gradualmente portare al Governo delle Macchine.
Modello di gestione fondato sulla tecno-etica, datacrazia, o datacracy: è il modello applicato nella Città Stato di Singapore, ma esportabile in altre grandi metropoli come ad esempio Parigi o nelle mete turistiche minacciate dal terrorismo (Nizza, Tunisi…).
Questo modello fa sì che la civiltà di Singapore si fondi sui dati, e apparentemente permette di vivere in una sorta di luogo ideale dove è stata minimizzata o del tutto cancellata la criminalità, dove non ci sono rapine, furti, atti di violenza. Ciò è reso possibile dalla raccolta e analisi dei dati grazie all’uso diffuso degli smartphone, che dicono tutto di noi, più di un passaporto, ci identificano e ci mettono a nudo, contiene molte informazioni che ci riguardano, che chiunque, anche non giuridicamente autorizzato, può prelevare e analizzare.
Tutte le tracce che lasciamo nello smartphone sono raccolte nelle banche dati e analizzate per gli scopi più diversi. Ormai tutti sappiamo che il microfono dello smartphone resta in funzione anche quando la conversazione è terminata. I suoni ambientali intorno a noi, ogni nostra parola, ogni nostro movimento, sono costantemente registrati.
L’era di internet e dell’interconnessione pervasiva, è anche l’era in cui si sta verificando una diminuzione vertiginosa della privacy e delle libertà civili ad essa associate in quelle che consideriamo le democrazie occidentali. Tale processo di scioglimento delle garanzie civili è più veloce in quelle società dove esse sono meno sacre o addirittura inesistenti come a Singapore, dove Lee Hsien Loong, figlio di Lee Kuan Yew, ha utilizzato abilmente la tecnologia per garantire al proprio governo una sorveglianza continua dei suoi cittadini. Tracciamento e geolocalizzazione, più una capillare diffusione di telecamere e sensori, fanno di Singapore la città più controllata al mondo, in balia dei BIG DATA. I cittadini aderiscono in maniera entusiastica a questo sistema di cose, e vanno orgogliosi del clima di armonia sociale che si respira nella loro città. Vige una trasparenza completa, che permette di sapere tutto su tutti. E’ un sistema che permette di controllare e giudicare subito i trasgressori. Ma vi sono anche i dissidenti, che denunciano che molti cittadini preferiscono autocensurarsi, tenere la bocca chiusa, per non incorrere nello sguardo troppo penetrante dei sistemi di controllo.
Un cambiamento irreversibile si sta verificando per l’intera umanità. Siamo arrivati al punto di non ritorno? Marshall McLuhan diceva che: “Dispositivi d’informazione elettrici sono gli strumenti per la tirannia e la sorveglianza universale, dal grembo materno alla tomba. Nasce così un grave dilemma tra il nostro diritto alla privacy e la necessità della comunità di sapere. Le idee tradizionali legate ai pensieri e alle azioni private sono minacciate dai modelli di tecnologia meccanica che grazie all’elettricità permette il recupero istantaneo delle informazioni, grandi fascicoli zeppi di notizie e pettegolezzi che non perdonano, non c’è redenzione, nessuna cancellazione di errori di gioventù. Abbiamo già raggiunto il momento in cui è necessario il controllo e la capacità di gestione che solo la conoscenza dei media e dei loro effetti complessivi sulla vita di ciascuno permette di esercitare”.
©, 2017

 

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