LE RAGIONI DEL FASTIDIO – racconto
Dopo la pubblicità di un dentifricio fatto con polvere lavica che prometteva una bianchezza da urlo, il film riprendeva con una scena truculenta in cui un uomo stendeva due aggressori a colpi di arti marziali con l’uso di una matita che ad uno veniva conficcata nell’orecchio e all’altro nella nuca, con schizzi di sangue e materia organica. Il suo dito indice premette il telecomando su un’altra emittente a caso, ma anche lì si riproponeva la violenza, questa vola reale, di un attentato fresco fresco. Ovunque schiacciassi c’era sangue, c’erano esplosioni, morte. Tutto ciò che vedevi, si svolgeva in un “ambiente” accelerato, che operava a un ritmo molto più veloce di quello della vita reale, e andava accelerando in un crescendo continuo, in modo tale che si innescava una sorta di addiction, tanto che la gente andava cercando in maniera sistematica sequenze con un ritmo crescente e distruttivo nei media televisivi. Questo John lo sapeva bene. Perciò evitava quei programmi. La forma del mezzo televisivo aveva di recente imposto tagli, inserti, zumate, panoramiche, improvvisi rumori, volti ad alterare il cervello dei telespettatori, attivando quella che Pavlov chiamava “reazione di orientamento”, ovvero, una reazione che scatta ogniqualvolta avvertiamo un improvviso cambiamento nel mondo intorno a noi, un rumore o un movimento improvvisi. Così istintivamente interrompiamo quello che stiamo facendo, perdiamo la concentrazione. La TV fa scattare questa reazione con frequenza molto maggiore di quanto ci accada nella vita reale. Guardare i media televisivi significa subire uno scatto di questa reazione ogni secondo, guardare la TV pone lo spettatore in una condizione passiva in uno stato di incessante reazione di orientamento senza recupero. Dopo aver guardato per ore la televisione, le persone uscivano alla ricerca di droga e sesso, perché si sentivano svuotate. Ma ormai erano assuefatte, e finivano per trovare noiosi i ritmi di cambiamento più lenti. Attività quali lettura, conversazioni complesse, e ascolto di lezioni divenivano impossibili. L’apprendimento era stato azzerato. La TV, insieme alla droga, era diventata il principale strumento di “social control”, un tranquillante per le masse, e un veicolo del Potere per impiantare nel loro cervello una Realtà Manipolata. Al contempo, la televisione era divenuta un veicolo per la creazione di disturbi dell’attenzione e del controllo degli impulsi, che foraggiavano il crescente mercato dell’industria farmaceutica, della psichiatria, della psicologia clinica. I Manuali Diagnostici in voga nelle corsie psichiatriche si stavano inventando sintomi inesistenti. Lo scopo era sempre di più quello di dirigere la Massa verso comportamenti omologati. Il dissenso – soprattutto quello politico – era classificato come “Disturbo Oppositivo Provocatorio” o “DOP”. Da una parte venivano invogliate le condotte trasgressive, in modo da garantire alla Massa una valvola di sfogo controllata. Dall’altra, molto facilmente le persone potevano incorrere in una diagnosi psichiatrica per le loro condotte trasgressive, e questo garantiva alle case farmaceutiche una duratura sopravvivenza, grazie alla continua prescrizione e al continuo acquisto di psicofarmaci.
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Dal canto suo, John viveva una vita appartata e priva di qualsiasi contatto, per limitare al minimo indispensabile le interazioni sociali, che di questi tempi erano nocive. La maggior parte della gente aveva un nucleo psicotico latente. Era per questo da evitare in ogni modo, per non avere noie. Dopo aver pagato a proprie spese l’eccessiva fiducia nel prossimo. Faceva così una vita estremamente sobria, limitando i danni. Si era concesso troppo, davvero troppo, in passato. L’aveva capito in tempo, per non pregiudicare oltre la qualità della propria esistenza. I libri erano la sua unica forma di compagnia. Li acquistava solo su ebay. Amava più di ogni altra cosa il silenzio. Vivendo affacciato su un cortile interno, la sera non si udiva niente. E poteva immergersi per ore e ore nelle sue letture. Percepiva la presenza della metropoli tutto attorno quando passava, oltre il muro che lo divideva dalla strada, una lontana sirena o si udivano i petardi delle bande criminali, ma era una presenza inoffensiva. Gli piaceva quella sorta di illusione di essere remoto, distante da tutto e da tutti, gli dava un sentimento di protezione e di comfort. In fondo, invidiava chi poteva vivere solitario, nei boschi. C’era ancora chi se lo poteva permettere. Era una soluzione a cui stava pensando molto intensamente. Un progetto a media scadenza che voleva attuare. Coi libri riusciva a tenersi connesso a una umanità di tipo astratto, a non disumanizzarsi. Essi parlavano sempre e comunque dell’Uomo, e lui era un uomo, si sentiva tale. Non poteva rinunciare del tutto alla propria radice umana, almeno un astratto legame con gli altri lo doveva mantenere. Ma molto astratto. Non aveva paura del prossimo, solo, ne era infastidito. In casi come questo, il fastidio è un sentimento più difficile da risolvere della paura stessa. Se provi fastidio, ti allontani il più possibile, mentre se hai paura, conservi sempre intatto il sentimento di un amore che vorresti prevalesse col riavvicinamento, passato il pericolo. La paura, quindi, è guaribile, il fastidio, no. Il punto di non ritorno lo aveva superato cinque anni addietro, a seguito di una serie di incontri che ricordava ancora molto bene, e con grande fastidio. Quando superi il punto di non ritorno del fastidio, sei inguaribile. A proposito di fastidio, la televisione proponeva un confronto fra il giornalista di lunga data Gad Lorner, e il politico di grosso cabotaggio Casoni, un reazionario moralista caro alla piccola borghesia casa e chiesa, e a questo punto, passando dall’uno all’altro, John aveva motivi di provare fastidio per entrambi, malgrado Lorner fosse più vicino alle sue idee. Il fastidio si stava trasformando in fast odio, per l’odio che aveva per le due caste che i due rappresentavano. Spense definitivamente la televisione e si dedicò ad assaporare nuovamente il silenzio. Si trovò ancora a pensare al fastidio, che si prova magari guardando una faccia. Può capitare che, un attimo dopo, il fastidio non ci sia più. E quello dopo ancora, ci sia di nuovo. E così non si era mai del tutto certi di cosa si provasse davanti a una faccia. Cercava allora di capire dove stesse questa certezza, dove si nascondesse. Ma non trovava risposte. La unica e vera spiegazione di questi sentimenti, era il fatto che il Potere ci aveva messi l’uno contro l’altro, per controllarci e non permettere di metterci contro di lui. Soli, isolati, e sempre più sospettosi, eravamo diventati. D’altro canto, la globalizzazione ci aveva imbandito un finto pluralismo corrotto, la nuova smagliante versione delle vecchie dittature, in cui il sospetto era la prima regola, oggi riservato a chi si oppone alla cultura anglofona politicamente corretta, voluta dal mercato globale. Consumatori e non più cittadini, ci facciamo la guerra a vicenda non avendo più un orizzonte etico che ci sovrasti e ci contenga. E i politici, non in ultimo, parlano e sparlano di sovranità, quando invece l’individuo medio ha perso prima di tutto la sovranità mentale, la capacità di pensare con la propria testa. Di non urlare insieme al chiasso generale, di non dare credito alla televisione e ai telegiornali, di non seguire il calcio e le lotterie, di aborrire le dipendenze e le droghe. Invece, tutta la Società andava in quella direzione.
La fobia sociale, il fastidio per le persone stava colpendo molti individui. Il Lockdown era stato l’occasione per un serio screening sociale. Aveva permesso di separare l’erba buona dall’erba cattiva, aveva messo in luce le miserie e le meschinità di molti, passando la società ai Raggi X, ed evidenziando di ognuno i comportamenti lesivi e antisociali, o semplicemente ingenerosi, che prima di questo evento erano rimasti ben nascosti. Da quel momento in poi, la già compromessa considerazione che John aveva per il prossimo si deteriorò ancor più, sino a esaurirsi. Era stata data troppa enfasi dalla Civiltà del capitale alla vita sociale, quasi essa fosse il passaporto per la vera felicità. Abbiamo importato questo schema dagli Stati Uniti e dal mondo anglosassone, mondi superficiali e ipocriti. Con quell’aggiunta di un pizzico di New Age che ci faceva sentire in colpa e in difetto se eravamo socialmente poco inseriti, per quella che loro chiamano Legge dell’Attrazione. Avevano inventato questa Legge per alimentare il mercato capitalista, il mondo dello svago generalizzato e dello spendere.
Era giunto, sul fare della sera, una serata battuta dalla pioggia e da un vento gelido, all’Arco della Pace. Si era messo a sedere in un bar dai tavolini esterni. Mentre si osservava intorno, e guardava i gruppi di giovani seduti nei bar a discorrere di problemi interpersonali, a sparlarsi a vicenda imitando Il Grande Fratello Vip, a prendere esempio dal peggio e dalla feccia offerta dai mezzi di comunicazione, pensava che, nel giro di 10 anni, dell’Italia non sarebbe rimasto più nulla.
Malgrado la sua prossima fine, l’Occidente consumava la propria agonia in un clima di perenne irrealtà. Negli sguardi fissati dai selfies delle influencer, era impressa l’irrealtà e la pochezza di uno stile di vita disancorato dal male del Mondo. Che anzi, di questo male, se ne fregava bellamente, inseguendo il culto di una bellezza sozza, o insozzata alla stessa radice dalle scorie tossiche del proprio Ego. Lo stile di vita occidentale, si era intossicato con oscene quantità di bellezza inflazionata, che una persona normale non riusciva più a distinguere le vere eccellenze, sui bancali in cui tutta la bellissima merce era esposta. Intossicamento e inflazione, sovrapproduzione di immagini più o meno belle, nausea e rifiuto, rischiavano di far buttare via l’acqua sporca col bambino. Su questo mercato inflazionato di oggetti mediamente pregevoli, e tra questi vi erano le persone, i professionisti, gli informatori, i politici, vi si era tutti, insieme ai frullatori e alle automobili, ai tablet e alle protesi dentali, alle vacanze low cost e ai corsi universitari, ai libri e ai giornali, su questa inflazione, come su un enorme materassino di dolciumi scaduti e merda, agonizzava la cultura dell’Occidente. Sulla quale ormai da tempo la Cina banchettava.
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