SCRITTI DI FRONTIERA
Recensioni e divagazioni dalla Frontiera, non solo americana, ma da quella che alberga in tutti Noi, zona di confine tra parti intra ed extra-psichiche, letteratura di confine come espressione di un border-line culturale.
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La città narrata da Sinclair Lewis, malgrado sia abbastanza persecutoria, non è apocalittica (si veda, per questo, “Il giorno della Locusta”, di Nathanael West), ma è, al contrario, pur nella miseria concreta, nella noia dilagante degli agenti di commercio, scenario molto vicino alle città della commedia brillante americana (“Ultima Notizia”, con Jack Lemmon e Walter Matthau, ad esempio); e non è nemmeno rarefatta e stilizzata, gelida (“La donna che visse due volte”, di Alfred Hitchcock). La città di Lewis è una città fortemente connotata eticamente, dove le singole particelle (atomi, nel senso di Falabrino), partecipano di una comune, estenuante laboriosità. Potremmo dire – anche se con le dovute approssimazioni – anticipatoria della città sommersa e vitale di “Città della notte” di John Rechy, una sinfonia di voci, di volti, di destini, abilmente miscelati in un mix di umana disperazione, di promiscua e vana ricerca della felicità. (…)
KELLY MOORE – artista di Frontiera
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due vecchi collages di Andrea Di Cesare – © Andrea Di Cesare, 2008