inganno razionalitàMaty planet, Mauro Nicora 2011, acrilico su tavola, cm.84×98, cornice a trompe l’oeil in oro zecchino
L’Inganno della Razionalità
L’apparato di controllo pervasivo in cui viviamo, è concettualmente legato alla credenza progressista che la nostra società viva sotto il dominio del mito della razionalità, risalente all’ epoca illuministica. D’altro canto, essa vive immersa anche nella propaganda, nel continuo bombardamento di stimoli condizionanti, ad opera degli stessi apparati democratici e progressisti che vorrebbero difendere il mito della razionalità. Essi, non è immediato comprenderlo, ma lo si comprenderà qui di seguito, smentiscono così facendo la bontà del mito che propalano, in quanto sono ben consapevoli, invece, che il 98 per cento della mente umana è governata da processi inconsci, subliminali, emozionali e irrazionali, una zona oscura che segna la debolezza dell’Uomo di fronte all’abuso continuo del condizionamento mentale a fini politici ed economici.
La base, i lavoratori, staccati dal vertice, vanno solo amministrati secondo criteri da allevamento. Così come si allevano i polli e i manzi, si allevano i lavoratori alla stregua di elementi della produzione, che devono dimostrare obbedienza e sottomissione, spirito acritico, efficienza. Secondo questo disegno, le moderne società consumistiche sono consumatrici di prodotti e di lavoro, di lavoratori come di bestiame, televisori, automobili, libri, spettacoli, droghe, ecc… e perché le singole unità produttive siano efficienti, è necessaria una loro totale uniformità al fine della loro gestione e controllo (Marco Della Luna e Paolo Cioni – Neuroschiavi – Macro, 2013).
E’ con la grande industrializzazione di due secoli fa, che nasce la civiltà di massa. E con essa, nascono la psicologia e le tecniche di manipolazione. Studiate dal padre della persuasione occulta, Edward Bernays (nipote di Sigmud Freud, emigrato negli Stati Uniti), sono servite e servono tuttora da più di cento anni per lanciare prodotti sul mercato: dagli oggetti di consumo, ai Presidenti – con apposite campagne elettorali marcatamente psicotecnologiche, come quella del Presidente Obama -, alle campagne sociali, ecc… Governare le masse con tecniche di spin (di disinformazione) è il principio cardine della persuasione occulta, professata da Bernays e da tutti i suoi discendenti. Bernays aveva capito il carattere irrazionale della psicologia delle folle (Gustave Le Bon – 1841-1931 – fu il primo teorizzatore dei comportamenti delle folle) facilmente plasmabile dalla suggestione. Dare alle folle in pasto false verità o mere apparenze, purché rispondano alle loro paure, al loro senso di appartenenza, alla loro emotività, ai loro sensi di colpa, è l’arma vincente per qualsiasi campagna elettorale o commerciale, perché, secondo Le Bon, L’illusione risulta essere più importante della realtà… nella storia l’apparenza ha sempre avuto un ruolo più importante della realtà (del resto, ce lo insegnava anche Machiavelli nel Principe). 
Uniformità del tessuto sociale, uguale compliance, uguale governabilità. Questo è un sillogismo che poggia soprattutto sulla grande spinta all’uniformizzazione della Massa e alla compliance che è stata data dai media. Questi, negli ultimi decenni, hanno raggiunto livelli tecnologici molto elevati, e tecniche di persuasione sempre più sofisticate, grazie allo studio dei profili offerti dagli utenti inconsapevoli, attraverso neuroscienze e psicologia scientifica. Discipline, queste ultime, in grado di studiare i processi attentivi, in base ai quali captare l’attenzione generando motivazione, con idee semplici, ripetitive ed emotigene, facendo leva sull’immaturità emotiva e la suggestionabilità della Massa. L’elettore, il consumatore, il lavoratore, abituati sin dalla più tenera età alla pigrizia, reagiranno positivamente a messaggi che li facciano sentire immaturi, bisognosi, tanto nei corsi di formazione quanto nelle campagne elettorali o di lancio di un prodotto (il prodotto può essere un partito politico, un candidato sindaco, un giornale, un oggetto tecnologico…). Nel presente modello di Società, non vi può essere una comunicazione onesta.

 

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