Dalla scrittura agli schermi luminosi

Dalla scrittura agli schermi luminosi

Un vecchio assioma ci dice che l’Uomo è un Animale Sociale. Le (relativamente) recenti teorie di Panikkar e di Erich Fromm, confermano questa tesi. Il bisogno sociale dell’uomo è un bisogno profondo. Questo profondo bisogno dell’uomo, è il bisogno di superare l’isolamento, di evadere dalla prigione della propria solitudine (Erich Fromm, “L’arte d’amare”). E non esiste separazione fra gli individui, così come ci ha spiegato anche Panikkar, senza che vi sia uno squilibrio, e quindi una qualche forma di ingiustizia. Queste sono teorie che la cultura universale ha depositato nello spirito di ogni uomo il secolo scorso. E che oggi, grazie a una veloce progressione tecnologica, e a una altrettanto veloce disgregazione del Sapere, sembrano vanificate.
Crediamo prima di tutto che sia la Cultura a unire e collegare fra di loro le persone, soprattutto la scrittura, i libri. In assenza di questo collante, possono succedere le peggiori cose, come la Storia ci insegna. E’ per questo che attualmente si sta sferrando uno dei più colossali attacchi alla cultura e alla scrittura mai verificatisi prima, per disunire e scollegare le persone. La cultura è l’ambito privilegiato dell’Incontro, del Dono e della comunità organica. Fuori dal quale vige solo la Legge del Tutti Contro Tutti, dello sciame e della tribù metropolitana.
Nel presente, le persone, le une verso le altre, non si fanno più il Dono che è sempre stato il principale Dono fra persone: quello della parola. La parola, il discorso, la comunicazione, sono diventati scambio dati. Il Dono è diventato scambio merci.
L’unità sociale dovuta a un alto valore simbolico condiviso è divenuto contratto fra le parti, e queste parti, – non più persone – sono divenute atomi scissi e solitari, in un mondo liquido disintermediato. Il valore – vecchio concetto metafisico – è stato sostituito dal prezzo – attuale concetto liberista.
L’etica del Dono (che sottendeva il comunicare e lo stare con e tra gli altri in una cornice comunitaria) è diventata: etica dello scambio dati e merci, le quali non hanno valore, ma prezzo.
Merci e scambi senza valore, che il liberismo mette sul mercato a un prezzo sempre più alto. Le persone atomizzate sono disposte a pagare questo prezzo, pur di avere assicurata la pia illusione di non restare sole, isolate. Magari comprandosi un determinato paio di scarpe, che attesta la loro appartenenza a un determinato, effimero gruppo, sciame o tribù metropolitana, generati dalle mode, e destinati a dissolversi in altri gruppi, altre mode, il mese dopo, necessitando di altri oggetti d’appartenenza, altre scarpe, altri telefonini, altri accessori. Tra questi accessori non compaiono mai i libri, perché la scrittura, la parola scritta, è troppo impegnativa.
E’ sull’Infinito scambio di dati e di merci, che si basa la stessa sopravvivenza del profitto, del PIL. Il PIL di una Nazione è il risultato monetizzato di tali scambi, il quale è il risultato di una sempre maggiore solitudine, alienazione, depressione, tasso di dipendenze, di concorrenza sleale, spirito darwiniano di adattamento a un concorrenziale e competitivo mondo precario di tutti contro tutti, con sviluppo di stress, devianza, violenza, malattie mentali, omicidi, suicidi, femminicidi, guerre.
stress
Lo Stress è la differenza fra le richieste dell’ambiente e le capacità di risposta dell’Individuo. Quando queste ultime sono inferiori alle prime, si genera stress.
La vulnerabilità è un altro fattore che diventa pericoloso, se associato allo stress (Liberman).
Si parla di vulnerabilità bio psicologica (Goldberd-Huxley) (associata a stress), nelle sindromi e patologie bio-psico-sociali (in crescita costante nel mondo contemporaneo).
devianza e malattie mentali
Questi concetti risalgono ai lontani Anni ’90. Le cose da allora sono nettamente cambiate. Rimanendo immutata l’eziopatogenesi delle malattie mentali (cortocircuito Vulnerabilità-Stress) è cambiato il quadro di riferimento sociale:
Se a quei tempi il disagio psichico era considerato una forma di devianza, e veniva fatto in modo che esso giungesse alle cure, molto di esso, molte forme di comportamento deviante, oggi, non vengono più curate e – sottaciute a livello sociale mediatico e medico (il DSM ha dovuto derubricare molti sintomi, essendo divenuti talmente diffusi da non comportare più alterazione) – anzi, alimentano intere fette di mercato, di PIL.
La dispersione atomizzata del corpo sociale ritrova una sua coesione all’interno del corpo della Macchina.
I singoli atomi non hanno capacità generativa, né ri-generativa, ridotti alla loro pura funzione di particella elementare con un compito più che elementare: nell’arco della loro esistenza, produrre, consumare, e poi essere cancellati (terminati).
Il valore dell’esistere – connesso a quello di Esistenza, in quanto alveo nel quale si produce un destino e un percorso, un fine che supera la condizione strettamente biologica, collegandoci a un piano superiore di Ideali e di progetti, singoli, ma soprattutto, comuni – è stato ridotto a prezzo della manodopera, da scontare per sopravvivere a una avversa condizione, che mina la biologia dell’atomo in ogni momento. Generando stress, impotenza, disperazione, angoscia.
Tornati nelle loro abitazioni, alla sera, dopo essere stati spremuti dal profitto, tutti i singoli atomi si collegano alle Macchine. Senza sapere di stare gettando, in quei ludici momenti di svago, le basi per il loro sfruttamento di domani, per la loro disperazione di domani, in tutto uguale a quella di oggi e di Ieri.
Le grandi metropoli sembrano delle cisterne di incubazione di livelli sempre più alti di entropia. Atomi in agitazione continua, eccitati da una oscura fonte di energia. Ma, non tanto oscura: in verità, essa è generata dall’ansia, dalla disperazione, dalla rincorsa continua di scopi parcellizzati, che non si Incontrano, ma al limite si scontrano, entrano in conflitto. Non vi è un ordine, una gerarchia, sopra questa massa anomica di atomi in incessante movimento, ma la sola Legge del Singolo.
La quale risponde direttamente alla Legge del Profitto. La Legge del Profitto disunisce, disgrega il corpo sociale, per poter meglio dirigere, comandare, ricattare il singolo atomo, così molto più redditizio, e gestibile.
Dopo l’incessante movimento (entropia) diurno, l’atomo si riaggrega con altri atomi, nei momenti ludici, all’interno del corpo della Macchina, trovando una dimensione pacificata.
In questa dimensione irreale, dereistica quanto il sogno, l’atomo sperimenta un Principio di Piacere assoluto, con rilascio di dopamina. I suoi bisogni non trovano ostacolo alla loro infinita espressione. Il concetto stesso di Limite viene meno, la censura non deve più operare, le fantasie più riposte trovano una loro via d’uscita dalla prigione della morale. Vi è una sospensione – temporanea – del Principio di Realtà.
Per molti atomi, invece, questa sospensione continua sempre, anche nel momento in cui sono scollegati dalla Macchina, perché essa li ha irrimediabilmente condizionati. Essi vorranno quanto prima tornare a collegarsi con la Macchina, sennò gli manca l’aria. Essi non sono più abituati alla dimensione Reale, e trovano più Reale e confacente al proprio Io la dimensione della Macchina (condizionamento completo). 

L’avvento dell’ultima mediasfera teorizzata da Régis Debray, fa sì che viviamo in un mondo di schermi luminosi, dove la scrittura è implosa nell’immagine, fruibile e di facile consumo immediato. Essi ci fanno regredire, e appartengono all’Homo numericus, caratterizzato dalla perdita – nell’era del Transumanesimo – della scrittura. Il passaggio dalla grafosfera alla videosfera, ha comportato un doloroso iato fra le vecchie e le nuove generazioni, che non riescono più a dialogare e comprendersi, generando una molteplicità di conflitti sociali. Nel regno delle nuove tecniche audiovisive, dei linguaggi regrediti della vista, degli algoritmi, viene marginalizzato il mondo precedente, con esclusione di tutto ciò che non sia funzionale al Mercato, soprattutto il pensiero mediato dalla scrittura, favorendo il sorgere di una Società emozionale e istintuale. Stanno regredendo l’ortografia corretta, la lingua, e al loro posto la galassia anglofona twitter e consorterie stanno imponendo il globish, un sottoinglese da aeroporto, funzionale alla bocca tritura soldi. La modernità sta arrivando a esiti estremi e catastrofici, al totale complotto contro la vita interiore, come si espresse Georges Bernanos, un complotto che nei suoi ultimi esisti contribuisce all’esplosione delle immagini, allo spegnimento dei concetti, a una regressione a fasi arcaiche dell’evoluzione umana. Sta prevalendo l’immagine in quanto non comporta sforzo per essere fruita e generata. Non si guarda un video con lo stesso sforzo con cui si legge un libro, perché quando si guarda, non ci si può fermare a riflettere, l’occhio funziona indipendentemente dalla nostra volontà. Tutto quello che è immediato viene valorizzato, tutto quello che esige attenzione viene svalutato, e, per estensione, il nuovo, il veloce, lo smart e il giovane, vengono valorizzati, come svalorizzati linguaggio, la scrittura, la cultura, il pensiero, la riflessione, la fatica: retaggio di una cultura vecchia e superata. Siamo passati da una fase solida a una fase liquida, nel flusso di contenuti effimeri, come le relazioni, le identità, le appartenenze politiche, che la liquidità disgrega in breve tempo e rende gettabili, destinandoci a vivere in una realtà in continua decomposizione. Nel lasso di pochi anni, il Web è diventato il simbolo di questa novità, di questa nuova cultura: il luogo fuori dal tempo e dallo spazio reali nel quale si può fare tutto, vivere l’illimitatezza. Parallelamente a quella degli entusiasti, è nata però una cultura critica che si domanda in che misura il web faccia parte della società della sorveglianza e del controllo. Geolocalizzazione e tracciamento pongono seri problemi alle libertà individuali, ma gli utilizzatori finali non sembrano curarsene. Anzi, si danno con entusiasmo e irresponsabilità in pasto a questo sistema. Un sistema che, alla fine, si mostra perfettamente in grado di sostenere, anche se ancora teoricamente, le aberrazioni totalitarie di gente come  Klaus Schwab.

©, 2022

 

questa pagina contiene alcuni collegamenti esterni il cui contenuto informazioneecultura.it ha verificato solo al momento del loro inserimento; informazioneecultura.it non garantisce in alcun modo sulla qualità di tali collegamenti, qualora il loro contenuto fosse modificato in seguito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *