CESARE PAVESE il territorio e la mail art in Piemonte
La Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo, con il contributo di Cantine Terre da Vino, nel centenario della nascita dello scrittore piemontese (Santo Stefano Belbo – Cuneo – 9 settembre 1908 – Torino 27 agosto 1950) presenta la Mostra Internazionale di Mail Art Cesare Pavese – le colline, il sole. L’esposizione itinerante apertasi a Barolo, dopo le tappe di Firenze e Roma, ora a Milano, si chiuderà a Torino (novembre 2008), ripercorrendo idealmente la vicenda biografica pavesiana.
Nato sull’esempio delle Poste Spagnole per i 400 anni dalla nascita di Cervantes, il Mail Art Project, Cesare Pavese – the hills and the sun è un concorso internazionale di “Arte postale”, una forma di comunicazione artistica concettuale atipica e democratica, che ha riscontrato l’eccezionale risposta di migliaia di partecipanti da tutto il mondo, a dimostrazione dell’universalità e della riconosciuta classicità dell’opera di Cesare Pavese. Il concorso ha selezionato 350 opere formato cartolina postale liberamente ispirate ai libri dello scrittore realizzate con le più diverse tecniche artistiche e pervenute via posta alla Fondazione.
Nel pregevole volume che accompagna la mostra le parole dello scrittore e alcune testimonianze inedite ci guidano nella meticolosa perlustrazione topografica delle sue colline, sul crinale di una ricercata e distillata interpretazione etnologica e psicanalitica che dà respiro così attuale e universale alla scrittura pavesiana. Nei luoghi rimasti, straniati in un paesaggio aggredito dal progresso invadente, sopravvissuti o scomparsi. L’imponente, misteriosa, dolce collina di Gaminella, dove inizia la storia di Anguilla, il trovatello di La luna e i falò. La Mora, la cascina giù nella piana, ancora quasi intatta con il cortile acciottolato, poco oltre la falegnameria di Nuto, che non accoglie più i visitatori seduto sulla panchina sotto il glicine frondoso, anch’esso scomparso. E, speculare, il Salto, l’altra collina aspra e impervia. Sopravvive la piccola stazione di Santo Stefano Belbo, in abbandono, silenzioso relitto senza tempo, dove si arrivava dalla città.
A Pavese piaceva la Torino moderna, razionalista, nitida, severa, discreta. Ne amava l’operosità, il lavoro, le possibilità d’incontro. Ne rifiutava invece lui, così schivo, le occasioni pubbliche e mondane. Ma le colline! Le colline sono l’infanzia, l’iniziazione alla vita, l’adolescenza, la libertà, contrapposte all’adultità urbana, alla morale cittadina, all’efficienza razionale del progresso. Sono il luogo dell’istintualità animale, un mondo scandito da rituali arcaici, ancestrali, il tempo ciclico contrapposto al tempo lineare, il mito alla storia. Non è l’Arcadia, ma un mondo concreto di umori e sentori meravigliosi e terrifici, dove improvvisa si manifesta l’epifania del divino. In collina si nasce, si torna per ritrovarsi ragazzo, il corpo nudo rinvigorito, bruciato dal sole. Il corpo nero torna alla terra e con essa si fonde e s’imbestia, facendosi toro e tronco e terra stessa e – riunendosi alla terra – perde se stesso e celebra l’esperienza onnipotente del bambino, nella simbiosi con la madre. E la comunione col divino.
Pavese credeva nei giovani, ne fiutava il talento e lo incoraggiava. Così, con l’esordiente Italo Calvino, “lo scoiattolo della penna” di cui recensì Il sentiero dei nidi di ragno, e che ne raccolse l’eredità editoriale. Così con Fernanda Pivano, che avviò alla carriera di americanista pubblicando per Einaudi L’antologia di Spoon River di Lee Masters. Nei giovani ritrovava se stesso, l’idealità non ancora piegata ai compromessi, il coraggio di essere autentici, la poesia che “non è un senso ma uno stato, non un capire ma un essere”. L’esperienza dell’abbandono ha inciso una ferita mai sanata. I genitori, gli amici, primi giovanissimi compagni dell’avventura editoriale Einaudi, portati via dalla guerra. Gli amori. Si ritorna in collina, consapevoli che il destino di disfacimento in humus fertilizzante nuova vita, di una natura madre impassibile, si coglie con “l’unico fiore di questa civiltà prodigiosa nel suo tramonto”, la scrittura, la poesia, “l’Arte”, consolazione ed eternità della memoria.
Niente pettegolezzi. Caro Cesare Pavese, verremo a trovarti per cercare di capirti meglio.
 
CESARE PAVESE il territorio e la mail art in Piemonte
le colline, il sole
MOSTRA INTERNAZIONALE DI MAIL ART
Casa dell’Energia, Piazza Po, 3  – Milano
7 – 30 ottobre 2008 
F. VACCANEO – F. LAGOMARSINI – P. PRACCA
Cesare Pavese – le colline, il sole
Priuli & Verlucca, 2007
 
FONDAZIONE CESARE PAVESE
Santo Stefano Belbo (CN), Piazza Confraternita, 1
www.fondazionecesarepavese.it
Santo Stefano Belbo – Casa di Cesare Pavese
©, 2008

 

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