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Di umile famiglia, il padre Vincenzo era calzolaio e la madre Francesca Armento una casalinga. Dopo i primi studi, all'età di dodici anni si trasferisce con la famiglia a Sicignano degli Alburni per iscriversi al collegio. In seguito si sposta a Cava de' Tirreni, Matera, Roma, Potenza, Trento e Tivoli, dove porta a compimento il percorso di studi classici. Nel 1942 frequenta la facoltà di giurisprudenza a Roma, non riuscendo però a conseguirne la laurea. Gli viene assegnato un posto di istitutore presso Tivoli ma, conseguentemente alla guerra e alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno, decide di tornare nel suo paese natale.Ben conoscendo il dramma dei contadini meridionali e avendo fatto sue le indicazioni e i consigli del padre, pur continuando gli studi (prima a Napoli, poi a Bari) inizia un'intensa attività sindacale che sfocia nell'iscrizione al Comitato di Liberazione Nazionale, al Partito Socialista Italiano e nella fondazione della sezione tricaricese del suddetto partito. Nel 1946, all'età di ventitré anni, viene eletto sindaco di Tricarico e nello stesso anno incontra per la prima volta Manlio Rossi Doria e Carlo Levi, che Rocco indicherà come suo mentore.Nel 1950 è accusato di concussione, truffa e associazione a delinquere dai suoi avversari politici e per questo costretto al carcere per 45 giorni circa (nella cella n.7 del vecchio carcere di Matera, oggi a lui intitolata), quando la cospirazione politica che aveva avanzato l'accusa fu chiara e Scotellaro fu assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. A causa di questa vicenda, unita alla delusione scaturita dalla non elezione a livello provinciale, abbandona l'attività politica per dedicarsi maggiormente a quella letteraria, senza trascurare il suo impegno per i diritti del popolo meridionale.Nello stesso anno accetta la proposta di Manlio Rossi Doria per un incarico all'Osservatorio Agrario di Portici, dove compie ricerche e studi sociologici, oltre ad un'inchiesta sulla cultura e sulle condizioni di vita delle popolazioni del sud per conto della casa editrice Einaudi. Tale inchiesta fu interrotta dalla sua morte improvvisa, il 15 dicembre 1953; stroncato da un infarto, a soli 30 anni. Anni dopo, il regista Luchino Visconti gli renderà omaggio nel film Rocco e i suoi fratelli, essendo il nome del protagonista ispirato a quello del poeta. (Wikipedia)
Rocco Scotellaro (Tricarico, 1923 – 1953), fu uomo pubblico, ingiustamente incarcerato, e intellettuale di spicco nei suoi Anni. L’esperienza del carcere gli diede spunto per il romanzo “L’uva puttanella”.
Intellettuale impegnato, si dedicò anche a studi sociologici sulla condizione dei contadini nel Meridione (“Contadini del Sud”, 1954).
Sempre del ’54 è la raccolta di poesie “E’ fatto giorno”, che vinse il Premio Viareggio. Inserito nel neo realismo poetico, Scotellaro ha dato voce ai molti contadini che, da sempre, erano senza voce nel Meridione d’Italia. Tutte le sue poesie sono state pubblicate postume, essendo l’Autore morto a soli trent’anni.
Il dramma dell’esistenza dei contadini e dei braccianti è reso vivo e palpitante nelle sue poesie, iniziate a scrivere nei primi Anni ’40. Il tentativo di rendere in forma epica la vicenda contadina, è di grande attualità anche oggi. Naturalismo efficace e diretto, quello di Scotellaro, che usa immagini vive e concrete, povere di retorica ma ricche di significato.
Sue Opere sono:
“E’ fatto giorno”, 1954; “Contadini del Sud”, 1954; “L’uva puttanella”, 1955.
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