CARLO SGORLON LO STAMBECCO BIANCO
La si potrebbe definire una fiaba moderna, che si confronta col tema ostico dell’integrazione araba in Occidente. Tema che Carlo Sgorlon affronta con animo laico e distaccato, con quel tanto di delicatezza di linguaggio che ci rende la vicenda meno cruda di quanto non possa essere in realtà. Sì, perché Carlo Sgorlon ha il merito – o forse il difetto, dipende dai punti di vista – di rendere la crudezza della vita secondo le tinte diafane e delicate della cultura mitteleuropea, una vena che gli discende, probabilmente, dal vicino Danubio, e dai maestri yiddish – e non – da quella weltanschauung che si formò sotto l’impero asburgico, e sconfinò sino ai territori dei vicini Balcani. Altro tema caro a Carlo Sgorlon (ricordo un suo romanzo ormai non più recente, “Il Guaritore”), è quello dell’ecologia e dell’ambiente, delle risorse planetarie sempre più messe a rischio dall’incuranza dell’uomo. Si potrebbe aggiungere che ne “Lo stambecco bianco” anche il problema dell’integrazione tra culture tanto diverse abbia un’impronta ambientalista, in quanto l’integrazione evita – o potrebbe evitare – tanti sperperi di vite umane, tante guerre e tanto terrorismo. Carlo Sgorlon si conferma, in questo romanzo, un maestro dallo sguardo ampio e alto, venato da una saggezza contadina, la saggezza del popolo friulano, che lo guida da sempre nei meandri dell’essere umano con piglio sicuro e profondo. Non è distante, da queste pagine, la scuola dei maestri russi, di un Turgenev ne “Le memorie di un cacciatore”, mi viene da pensare, nel saper descrivere le anime dei boschi e le vicende dei viandanti, con quel lirismo luminoso e terso che è tipico dell’Est. Carlo Sgorlon ci incanta con la sua prosa semplice, quasi didattica, che sarebbe adatta alle giovani generazioni, una lezione di civiltà e cultura, di tolleranza ed ecumenismo.
CARLO SGORLON
“LO STAMBECCO BIANCO”
Romanzo
Gremese, 2007
©, 2008
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