Il Mito dell'Uomo Macchina Rassegnazione nell'Era del Bombardamento MediaticoDonna al caffè - Mario Sironi
Il Mito dell’Uomo Macchina Rassegnazione nell’Era del Bombardamento Mediatico
Nell’era dell’oscura connessione tecnologica, il senso di potenza appreso si rivela un’ombra illusoria, e a farne eco emerge un senso di impotenza inculcato attraverso il bombardamento mediatico.
Il percorso dell’apprendimento umano, orchestrato da forze invisibili e subliminali, si svela inconsapevolmente guidato. Il condizionamento veicolato dai mezzi di comunicazione di massa genera una società amorfa e passiva, incapace di compiere scelte e azioni consapevoli, un esperimento in vitro di debolezza umana.
L’Umano, spingendosi troppo oltre i confini del suo sé, ha perduto il contatto con la propria essenza. La Madre Terra, la percezione magico-simbolica che una volta lo legava al Cosmo, è ora un ricordo sbiadito. Un’identità e un senso di agire e di un destino sono andati perduti, lasciando dietro di sé solitudine e spaesamento, avvolti in un’angoscia palpabile.
L’Impotenza stessa è divenuta un misterioso quid appreso attraverso un condizionamento implacabile, allontanando l’Uomo dalla Natura e, ironicamente, dalla sua natura intrinseca. Un tempo, prima dell’invasione della Civiltà Industriale, l’Umano attingeva alle radici della Famiglia, del Gruppo, dei cicli naturali e della saggezza agricola, seguendo una tradizione millenaria ancorata alla circolarità più che alla linearità, un retaggio che risaliva dal Paleolitico al Neolitico. Lontano dalla sorgente di vita eterna, garantita dal Tempo Circolare, l’Uomo ha appreso la sua sconfitta, la Morte, la propria Impotenza, dimenticando il Cosmo e la Natura.
Nell’epoca attuale, l’ultima spallata alle antiche sicurezze, alla Potenza innata, proviene dalla cultura di massa e dai potenti mezzi di comunicazione, dal dominio informativo e tecnocratico. Il senso di impotenza appreso si insinua nelle pieghe della psiche umana, rientrando nella categoria delle nevrosi apprese. Ezio Sanavio, rifacendosi a Skinner e Pavlov, rivelava come l’Uomo, così come gli animali, possa essere intenzionalmente condizionato a sperimentare l’impotenza attraverso il condizionamento operante.
In questa epoca di eclissi dell’Essere, l’Uomo si trova prigioniero di un dramma moderno. La sua Potenza innata, offuscata da immagini, suoni e narrazioni che plasmano il suo pensiero, si trasforma in un senso di impotenza, un destino dipinto nelle sfumature del digitale e del virtuale. La sua identità è distorta, il suo agire è predefinito e la sua potenza è un’ombra lontana. In questa apocalittica danza mediatica, l’Umano è una marionetta, e l’impotenza è il suo fato apparente.
Per generare una nevrosi appresa, gli sperimentatori possono avvalersi di azioni quali: impartire ordini contraddittori (come, ad esempio, ordinare a un cane di prendere una pallina e, quando la sta per prende in bocca, di non farlo), impartire stimoli equivoci o stimoli incomprensibili (leggere un libro a un cane), pretendere da un uomo che impari concetti contraddittori o incomprensibili, ecc…
Nel 1967, Martin Seligman sperimenta in laboratorio il senso di impotenza appreso, o rassegnazione appresa, prendendo un cane, bloccandolo nei movimenti, e somministrandogli scariche elettriche: il cane tenta di scappare, senza poterlo fare. Successivamente, reso libero nei movimenti, gli si somministrano altre scariche elettriche: il cane abbozza una fuga, ma poi vi rinuncia e subisce tutte le altre scariche. Questo semplice esperimento, dimostra che il cane (alias Essere Umano) si fissa in una condizione esistenziale in cui si abitua a vivere i propri sforzi come inutili, a ritenersi impotente e senza via di scampo. Analoghi esperimenti sono stati condotti successivamente sugli esseri umani, con analoghi risultati.
L’animale Uomo, non tanto diversamente dal cane, posto di fronte a simili stimoli, sviluppa una condizione depressiva, di stasi o blocco che non lo fa reagire allo stimolo. In ambito umano, esistono situazioni non di laboratorio, in situazioni bloccanti per la libertà di reazione individuale, come l’esercito, la scuola, la prigione, i conventi, i manicomi, quei luoghi che vanno sotto il nome di Istituzioni Totali.
Ma non dobbiamo, in questa sede, scomodare le dittature, o le Istituzioni Totali, per analizzare nell’Uomo contemporaneo (nel cittadino) la rassegnazione appresa nella nostra Società; dobbiamo osservare il processo di logoramento morale, di stress cronico (ansia, tensione, rancore) demolitorio della fiducia e della speranza, anche nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle nostre case, ecc…: ci può dare fastidio osservarlo nei fatti, ma nel mondo occidentale odierno è in atto una gigantesca campagna mediatica che – con notizie e immagini di atrocità continue, assassinii, stupri e brutalità assortite, annunci di stati emergenziali spesso ingigantiti nei numeri, ecc… – rende le persone assuefatte a tutto ciò, e a sentirsi impotenti, in quanto ne viene spenta la capacità di reazione emotiva. Il Potere ottiene, tramite la rassegnazione, l’acquiescenza e l’obbedienza (come abbiamo già spiegato), e abitua la cittadinanza a subire i più svariati soprusi e forme di illegalità da parte della casta politica e burocratica.
Eppure, il Potere (alias casta politica) azzerando i limiti e concedendo ogni trasgressione, compie un’operazione compensatoria del senso di impotenza appreso: non annulla quest’ultimo, ma si limita a incapsularlo in un transitorio stato di coscienza modificato, che fa superare per certi periodi l’impotenza appresa, e dà al cittadino l’illusione di stare bene.
La forma Societaria dell’oppressione assume un aspetto diverso, viene più accettata e in taluni casi ricercata, tuttavia la repressione continua ad agire e a connotare la reale mancanza di libertà del cittadino, anche in quei topos istituzionalizzati che sono i luoghi e i momenti di svago.
L’impotenza, negli strati profondi della psiche, permane e resta così insediata. In modo tale che la governance possa continuare con le proprie misure repressive e restrittive senza che il cittadino si ribelli: come già spiegato, Questa forma di compenso serve a rafforzare il governo che la consente, e le istituzioni che somministrano il compenso (Herbert Marcuse – prefazione alla edizione paperback di Eros and Civilization – Vintage Books, New York, 1962 – in Giovanni Jervis – introduzione a Eros e Civiltà – Einaudi, 1968).
Infatti, un mondo che si presenta in tale prospettiva ribaltata, è capace di generare in chi lo abita il sentimento della propria vittoria sulla Morte, sui limiti, sugli antichi divieti, un sentimento che genera anche il bisogno di rifugiarsi nel materiale e nell’individuale, a danno dello spirituale e del collettivo. Questo è il risultato voluto dal Potere (dividere, creare conflitto fra gli individui, competizione scriteriata che sfalda il collante sociale e la solidarietà), fautore di teorie meccanicistiche e atomistiche, che vedono nella collettività la risultante dell’attività di una moltitudine di atomi disuniti e in caotico movimento. Se la trascendenza dava in passato ordine sociale e verticalità gerarchica, l’atomismo è incline a una visione della società pervasa da entropia, caos, mancanza di gerarchie. Quest’ultima visione è più che mai aderente agli scopi impliciti dell’agire tecnico-scientifico, alleato del mondo capitalistico-finanziario. Dalla solidarietà verticale, che si è frantumata, siamo approdati all’uomo intercambiabile, senza specificità individuali. A quest’esito contribuiscono anche l’edonismo e il consumismo, e il tramonto delle grandi ideologie, in favore di un’eguaglianza anomica, amorale, depersonalizzante e deresponsabilizzante, che diviene oggetto di una governance  distante dal tessuto sociale, se non del tutto staccata. Stiamo assistendo alla cancrena dell’ordine sociale, con lo smantellamento di ogni metafisica – anche di quelle “laiche” e non necessariamente religiose – e l’affermazione di un pensiero razionale-scientifico / ragionieristico che compromette la suggestione di ogni verticalità. Il progresso può rovesciarsi in regressione. La partecipazione sociale sempre più estesa, corrisponde a una interiorità sempre più ristretta, con un crescente indifferentismo morale che consiste a una rinuncia alla parte svolta dalla coscienza privata. Viviamo di fatto in una dimensione governata dalle macchine. Nella quale anche noi siamo macchine o atomi, governati da Leggi meccanicistiche – oggi diremmo algoritmi. Numeri e contabilizzazione hanno preso il posto di antichi valori trascendenti, nel metodo decisionale di Governi ragionieristici in mano alla finanza, che mettono fuori gioco l’empatia e la coscienza morale: due fondamentali moderatori del comportamento decisionale, che impediscono che L’Uomo tratti l’Uomo come cosa.

 

BIBLIOGRAFIA essenziale:
Della Luna Marco, Cioni Paolo – Neuroschiavi – Macro, 2013
Marcuse Herbert – Eros e Civiltà – Einaudi, 1968

Sanavio Ezio – LE NEVROSI APPRESE – Franco Angeli, 1981

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3 commenti a “Il Mito dell’Uomo Macchina Rassegnazione nell’Era del Bombardamento Mediatico”
  1. Salve.
    Una visione interessante.
    Manca una domanda importante e fondamentale.
    Il PERCHÉ di tutto questo. Qual’e la causa?

    1. Buongiorno, e grazie del commento. Credo che la causa risieda nel Sistema di Dominio e Controllo in cui viviamo. A presto.

    2. Dimenticavo di dire che è un Sistema che agisce nascostamente
      , e aggira le difese della nostra consapevolezza, in maniera efficace soprattutto tramite i media di massa, al fine di mantenere invariato il consenso politico.

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