GARIFFO La rappresentazione non è finita storia del teatro
Commedia in 3 Atti
Collana di Teatro del Milione, 1963
Erano Anni di grande fervore economico, sociale, politico. Il Boom stava facendo dimenticare i dolori e le privazioni della guerra da poco finita. Ma le ferite erano ancora aperte in una Società in via di ricostruzione.
Faticosa ricostruzione, con una classe media e una piccola borghesia ferventi e fiduciose, pronte al sacrificio. Molti figli di operai e ex contadini facevano le scuole serali per garantirsi un Diploma che avrebbe fatto loro fare un passo in avanti rispetto ai genitori, e gli imprenditori dettavano a tutto spiano lettere a dattilografe con le dita gelate dal freddo e il sogno di sistemarsi con un bravo ragazzo che facesse almeno l’impiegato. Una commedia che rientra a pieno titolo nella storia del teatro italiano.
Sono Anni di sogni, sogni di riscatto per la classe piccolo borghese, di buste rivoltate, di cappotti portati sino a che non sono del tutto lisi, di laconiche cene, minestrina col dado e via, alla luce di una lampada anemica che rischiara tutta la stanza, di cambiali per compare la Fiat 500 o il frigorifero o il televisore.
La Commedia qui recensita, parla di un mondo di questo tipo, un mondo crepuscolare dove l’ansietà di una donna, cui è negato il sogno di diventare cantante e attrice di teatro, in ragione di un matrimonio di convenienza con un agiato e anziano agricoltore di provincia, tutto materialità e praticità, trova la via verso il riscatto tramite un incidente scampato, che coglie sulla scena lo stesso Maestro che dirige i musicisti, e dà movimento, e un ritmo tumultuoso, al Primo Atto.
Il testo contiene la mediocrità di quelle stesse vite mediocri, e le apprensioni messe in scena sono quelle di una Società che tiene al decoro personale, alla “facciata”, alle apparenze. Ma alla fine vinceranno i sentimenti, e la leale praticità dei personaggi. La donna, che è anche molto giovane e avvenente, scrive di notte lettere al Maestro colto da raptus di follia, una passione segreta. Questi, rinsavito e uscito dalle scene, alla fine la accoglierà e le farà coronare il suo sogno.
Il Maestro sfugge per poco la galera, viene dato per folle, e vive un momento di grande malinconia. Ma è proprio il suo raptus di follia a far sì che i due destini si possano incontrare, a far si che le rispettive angosce si possano sciogliere in un finale garbato e speranzoso, come era speranzosa in un avvenire migliore la nostra Nazione e quella borghesia piccina e ansiosa, che di poco si accontentava, se non di un po’ di sicurezza e di comodità. 
©, 2020
Swinnerton – Notturno
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