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OPPORTUNITA’ DIDATTICHE PARCO DI MONZA

OPPORTUNITA’ DIDATTICHE PARCO DI MONZA
L’Associazione CREDA (Centro Regionale Educazione e Didattica Ambientale) opera ed è attiva da anni nell’ambito territoriale comprendente l‘area del Parco di Monza. Il CREDA sta portando avanti esperienze ed attività educative relative ad iniziative a livello didattico.
Questa esperienza ruota attorno alla Cascina dei Mulini Asciutti, dove è presente un mulino ad acqua per cereali del secolo scorso, tutt’ora funzionante.
Ora, vi presento brevemente questo parco: la zona interessata è nei pressi della porta di Villasanta. Qui è presente una derivazione del fiume Lambro, una delle poche rogge ancora funzionanti, che alimenta appunto il mulino.
Più in generale, il parco di Monza, luogo storico del territorio brianteo (di Brianza), rappresenta il vertice inferiore del più vasto parco della Valle del Lambro, che arriva fino alle Prealpi.
Nel corso del tempo, questo parco è stata un’area agricola, il più grande parco cittadino d’Europa (750 ettari), fino a divenire anche un grosso polmone verde dell’hinterland milanese. Quindi, peculiarità della cascina, è l’essere rimasta invariata in un’area densamente popolata, che ha vissuto una profonda urbanizzazione. Questa caratteristica diventa ancora più importante se si considera che è sia fisica – il mulino esiste ancora – che ambientale; infatti, gli ambienti circostanti la cascina non sono cambiati. Attualmente, il parco ospita diverse strutture sportive, ricreative, produttive ed educative, su tutte la Scuola Agraria e l’Autodromo. Sono comunque presenti anche realtà più piccole, come associazioni, maneggi ecc… Il parco, recentemente, è stato anche oggetto di una legge regionale di riqualificazione: sono stati stanziati una serie di finanziamenti che hanno portato all’avvio e alla conclusione dì alcuni lavori di riqualificazione forestale ed arborea.
Rifacendomi ad alcuni dati contenuti in questa legge, posso dire che, nel fine settimana, la presenza media di persone è di circa 40.000 unità; media che, logicamente, si alza nel periodo estivo. Fruizione principale del parco è lo svago: si passeggia, si fa sport, si corre ecc… A questa, si aggiunge un’utenza più settoriale: le scuole, per esempio, vengono a fare gite di fine anno, per realizzare attività didattiche più strutturate, e così via.
Funzione da non sottovalutare, è quella aggregativa, per gli enti locali e i Comuni circostanti. Per esempio, per gli anziani esistono strutture specializzate e finalizzate; esistono, comunque, anche luoghi informali, che – però – dalla loro assidua frequentazione sono divenuti più strutturati: basti pensare ai due campi di bocce presenti.
La maglia nera, in questo discorso, spetta all’utenza culturale, dove per “culturale” si intendono attività come mostre, alcune realizzate anche dal CREDA, e visite a luoghi storici, su tutti la Villa Reale.
Torniamo ora alla Cascina dei Mulini Asciutti: come si presenta?
Innanzitutto, inalterata da un punto di vista strutturale, funzionale e anche ambientale. Nei suoi pressi scorre il Lambro, con il suo sistema di rogge derivate. E’ ancora esistente una marcita, o meglio, quello che era una marcita; queste erano usate per la manutenzione delle rogge e dei sistemi ad esse collegate. Piccola nota di carattere ambientale: il fiume Lambro, recentemente, sta recuperando terreno nei confronti della sua naturalità.
Nella cascina sono presenti ben due sale macine; ognuna ne ospitava tre. Fondamentalmente ne sono rimaste conservate due, di cui una è ancora funzionante. Questa struttura, che sarà oggetto di completo restauro, rende ben visibile il sistema di macinazione a pietra con alimentazione idraulica. La cascina consta anche di una sala del camino e di un forno. La prima, recentemente recuperata, dove la famiglia mangiava e viveva; il secondo, la cui struttura ricorda quella di una cappella, veniva utilizzato esclusivamente dagli abitanti la cascina. Ricordo invece come la macina serviva più paesi della zona circostante. Presentata la struttura, ora analizziamo come è nato il progetto, perché, con quali finalità e da chi è stato promosso.
Il progetto è stato promosso dall’incontro con un esponente di un’associazione non a fini di lucro, con gli enti locali, in particolare il Comune di Monza. Questo, dopo avere trovato una ditta di restauro, ha fatto la convenzione con il CREDA; infine, è arrivata la Provincia.
Nel corso degli anni, c’è stato poi il supporto di altri enti, che si sono inseriti, dando vita ad interventi più strutturati. Per esempio, l’AGAM ha consentito di recuperare una vecchia pompa a mano per l’acqua, mentre l’Associazione Industriali ha ristrutturato una parte del forno.
Quindi, possiamo dire che il CREDA abbia rappresentato un punto di snodo di diversi enti, ciascuno dei quali ha fornito un contributo per fare sì che il progetto partisse e continuasse; l’associazione ha costituito anche il fulcro attorno al quale gli interventi sono stati portati a termine. Tutto questo, con l’obiettivo primario di recuperare e valorizzare questa struttura, con la volontà di dare origine a progetti di innovazione e di sperimentazione didattica che fossero strettamente legati all’ambiente in questione.
Caratteristica peculiare del mulino è quella di essere testimone di una ben più vasta rete di mulini, che caratterizzava tutta la nostra zona, che in Brianza si è sviluppata attorno al fiume. Soltanto all’interno del parco sono ravvisabili ben tre mulini minori.
Abbiamo quindi parlato del mulino come testimone essenzialmente del legame che esisteva, e che è sempre esistito, tra l’uomo, il territorio e la sua evoluzione. Qui il territorio è fortemente modificato dal fiume, dalle sue rogge. In rapporto al parco di Monza, il mulino rappresenta un momento di focalizzazione del suo intero sistema idrico. Il parco di Monza nasce come modello agricolo. Per questo motivo, è stato costruito un metodo di irrigazione che, per la verità, è riconoscibile e che, nel mulino, trova ancora un suo momento di vita, nel senso che, la roggia che lo alimenta, è ancora attiva. Tra l’altro, nel mulino non c’è stato bisogno di ricreare nulla, ma solo di preservare ciò che già esisteva: il mulino ha sempre mantenuto le funzioni per le quali era nato, per di più è tuttora abitato dai discendenti della famiglia del mugnaio.
A questo punto, dopo aver inquadrato la struttura, la domanda è: che tipo di museo creare? Le possibilità erano fondamentalmente due; trattasi dei due estremi, la scelta del CREDA è caduta nel mezzo. La prima possibilità era quella di creare un museo classico in cui raccogliere elementi legati alla tradizione contadina, alla macinazione dei cereali, alla panificazione, dove la cascina “Mulini Asciutti” sarebbe diventata un luogo di raccordo in cui far vedere tutti questi oggetti.
La seconda possibilità era quella di contribuire a mantenere quella vitalità che già distingueva questa struttura, puntando a lasciarla così come era, facendola diventare un museo di se stessa. Questa è la via che, forse inconsapevolmente, il CREDA ha scelto di intraprendere all’inizio. Quindi, si è optato di sfruttare un museo che respira, cioè, che trasmette quello che ha, nel suo essere ancora in funzione. Tutto ciò che circonda la cascina entra a far parte del museo: costumi, suoni, rumori, profumi. Pensiamo al rumore della macina: per capire il lavoro del mugnaio, non se ne può trascendere. Si è così cercato di creare dei percorsi in cui poter entrare negli spazi, senza alcun problema; si può giocare, toccare, fare piccoli esperimenti, ecc…
Una volta definito a quale tipo di museo occorresse riferirsi, si è subito pensato ad un’attività didattica, come il costruire percorsi che consentissero alle classi di entrare in contatto con altri posti; in pratica, il CREDA ha scelto, anche per un retaggio culturale, una dimensione attiva per i partecipanti, siano essi bambini, ragazzi o insegnanti.
Trattasi sempre di un’esplorazione guidata e strutturata, volta a stimolare una scoperta di luoghi e, contemporaneamente, a ricercare le attività che in questi ambienti vengono svolte. Si vuole ricreare il legame tra illusione e struttura attraverso dei percorsi interni alla cascina. L’assimilazione da parte dei ragazzi, si basa sul “fare e trovare”, cioè, fare delle cose per poi formulare delle ipotesi e arrivare a delle conclusioni. In cascina, questo processo si esplicita attraverso una serie di attività pratiche che vanno dal fare l’orto, a costruire degli spaventapasseri. Molte volte si fanno anche laboratori di cucina, dove si preparano biscotti di farina gialla (si macinava mais). Il pane di questa zona era il pane misto di farina gialla, bianca e di segale; anche il dolce, quindi, era di farina gialla. Attraverso “il fare”, come la preparazione dei biscotti, si arriva a trovare e a recuperare una tradizione storica. Il processo di macinazione è molto importante e particolare, per cui servono competenze; il CREDA di Monza ha la fortuna di poter contare sulla collaborazione di chi il mugnaio lo faceva, o per lo meno abbia visto molto da vicino la lavorazione, stando all’interno dell’edificio. Questa persona, diventa così il mediatore tra il processo di macinazione e il pubblico. Tutto questo avviene ormai da qualche anno, in ogni situazione climatica. La brutta stagione, che potrebbe sembrare un ostacolo, diventa un’ottima alleata: in questo modo, si scopre la cascina nelle sue stagioni reali. Ai suoi tempi essa funzionava con qualsiasi condizione atmosferica. Questa dimensione didattica permette di far sopravvivere la cascina tutto l’anno.
Il punto di forza del progetto, ma che può anche rivelarsi un limite, è la fruizione limitata, che esclude il vasto pubblico delle famiglie. In prospettiva di sviluppo, questo è il punto su cui focalizzeremo l’attenzione. Si sono organizzati dei corsi, anche questi contestualizzati, sempre riferiti alla dimensione della conservazione delle tradizioni contadine; il CREDA ha organizzato anche dei week-end, ma è sempre un problema organizzarli e gestirli. Si tratta quindi di fare una più attenta ricognizione rispetto alla coerenza tra i ragionamenti che si portano avanti, e le strutture date in gestione.
Riguardo ai mulini, si tratta di capire come attivare i processi di ristrutturazione necessari per il fienile o per altri locali. I modi di intervento sono molteplici, per esempio, si possono usare materiali più o meno compatibili con l’ambiente. Il CREDA sta cercando di stimolare questo tipo di lavori, mantenendo anche una finestra didattica su come sono stati svolti, per mostrare come si possono recuperare strutture utilizzando nuovi materiali. Quindi, mantenendo questa fase di recupero, con una valenza didattica, si potrebbe pensare al mulino dal punto di vista dell’energia elettrica: si sfrutta l’energia idraulica per creare corrente per il mulino (la macinazione) con risvolti sulle attività didattiche.
Più in generale ci si rende conto di come il mulino sia una presenza abbastanza peculiare, che non potrà continuare a vivere, o almeno a svilupparsi e a essere valorizzata quanto dovrebbe, se non si costruirà una rete con altre realtà simili presenti sul territorio, in modo tale da poter fornire dei percorsi visita che consentano di esplorare tutto il territorio, secondo alcune chiavi di lettura, in questo caso i mulini. Tutto ciò valorizzerebbe le strutture stesse. Naturalmente, un intervento di questo tipo prevederebbe anche il recupero del sistema idraulico del parco di Monza che, lentamente, sta scomparendo. Ho esposto una piccola esperienza che, comunque, ha avuto un certo percorso storico e ha consentito di individuare alcune opportunità ed alcuni problemi a cui si va incontro quando si inizia a cercare di mantenere un legame storico esistente tra un bene (il mulino) e il territorio, per poter poi costruirvi intorno un sistema di valorizzazione e di didattica, che ne consentirà una reale valorizzazione finale.
©, 2003
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