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Metaverso, ovvero il nuovo progetto di Mark Zuckerberg. Per il suo stesso creatore Facebook è superato, e ha bisogno di un nuovo brand: Meta. Facebook non piace più come un tempo. Ora Zuckerberg vuole cambiare rotta, portando gli utenti verso il mondo aumentato del metaverso: non più solo la possibilità di contattare persone, ma di entrare nelle loro vite, uno spazio virtuale, dove poter proiettare la nostra identità digitale, in cui far materializzare i nostri amici davanti ai nostri occhi – ovunque essi siano – in cui poter lavorare come fossimo in ufficio, o fare sport, shopping, sesso. È un mondo nuovo, verso cui ci stiamo dirigendo. Il suo marchio è il simbolo dell’infinito, ovvero, delle infinite possibilità meta. Realtà virtuale portata agli eccessi. Infinite possibilità di agire sul piano dell’immaginazione. Col metaverso si può fare tutto, spingessi dove non si è mai arrivati, inventarsi un’esistenza parallela, sempre in sicurezza, perché non ci si muove dalla propria stanza. Col metaverso è possibile anche scalare l’Everest, cucinare un piatto da chef, fare sesso con una bellissima donna, anche se si è incapaci di corteggiarla nel reale.
La realtà si espande così nel virtuale e dà la possibilità illusoria a tutti di fare tutto.
Nuova frontiera del capitalismo assoluto, delle piattaforme, del web, di tutto ciò che ci ha stravolti in pochi anni, punto di congiunzione tra il vecchio e il nuovo mondo, tra il passato e il futuro fantascientifico che fantascientifico non è.
Il progetto si presenta come una convergenza fra Facebook, Instagram, WhatsApp, i e voli pindarici di Oculus. Non solo connettersi, ma immaginare un nuovo modello di interazione: il futuro di Internet. Un mondo di esperienze sincrone, dove l’esperienza è vissuta in tempo reale, e in maniera più libera da app, protocolli, servizi, tecnologie, che limitano la nostra esperienza.
Un nuovo progetto sociale che mescola reale e virtuale. Qui si decide di immaginare come sarà il futuro di qualche miliardo di persone, il suo utilizzo da parte di tutti, verso una società di standard, in quanto ampiezza e inclusività di linguaggio rendono necessario accordarsi su standard molto ampi. Zuckerberg sta immaginando il “teletrasporto”, il prossimo ambiente immersivo, una previsione del nostro futuro. Metaverso trasporterà un avatar da una riunione ad un’altra. Dopo due anni di pandemia, la tecnologia californiana immagina un mondo su misura, ritirato in una immagine solipsistica, il trionfo del nerd solitario, del distopico. Finiremo per essere sempre più soli, isolati, nerd? Controllati a distanza? Siamo di fronte a una fuga dal reale, alla psicosi? Il problema è molto reale, presente, concreto. Un nuovo mondo verosimile, il più vicino possibile a quello reale, a disposizione dei clienti – paganti. Ce ne era veramente bisogno?
Qualcuno ne sta già approfittando, come il sindaco di Seoul che, lo scorso 3 novembre, ha annunciato di voler far diventare la propria città una attrazione del divertimento emozionale in chiave metaverso. Una piattaforma metaverso – del costo di 3,9 miliardi di won – fornirà servizi pubblici di realtà virtuale e aumentata. Ne saranno investite economia, cultura, istruzione e turismo. Nel 2023 i cittadini potranno dialogare con avatar dei funzionari degli uffici pubblici.
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