
Irwin Shaw Scommessa sul fantino morto


Le Café de Flore
http://cafedeflore.fr
172, boulevard Saint-Germain – 75006 Paris (Metro: Saint-Germain-des-Prés)
Il leggendario “café” nel quartiere di a Saint-Germain-des-Prés ha accolto nel corso del ‘900 alcuni tra i più importanti nomi della letteratura mondiale.
Tra tanti altri, il cui elenco sarebbe lungo, che circolavano come “veri cittadini di Saint-Germain-des-Pré” menziono i fratelli: Jacques-Laurent e Pierre Bost, il primo romanziere (“Le dernier des Métiers”, pubblicato dal solito Gallimard il cui direttore era Albert Camus), nonché sceneggiatore e traduttore; il secondo dei fratelli, Pierre Bost, romanziere e narratore di gran classe. Basterebbe ricordare qui che fu lui a fare accettare “La Nausée” a Gaston Gallimard. Anche la sua opera teatrale (“L’imbécile”) fu rappresentata al “Vieux-Colombier” nel 1923. Frequentò tutti i locali dell’epoca e scrisse anche un articolo sul “Lipp, i Deux Magots e il Café de Flore”.
http://www.literary.it/dati/literary/g/giunta_fra_a/intellettuali_scrittori_ed_artisti.html

La scommessa su un fantino morto, all’Ippodromo di Auteuil, fa da presagio a una rinuncia – per un ex aviatore americano, reduce della Seconda Guerra Mondiale, che vive di espedienti fra bar whisky bevuti al mattino e roteanti amicizie, vitalistici giri in taxi e giornate piovose che bagnano le scarpe – la rinuncia a un mucchio di soldi.
Sarà stata solo la superstizione a far naufragare in una notte fredda e ventosa l’opportunità di guadagnare 25 mila dollari (siamo nel 1946) a un americano abbordato da un esangue e incolore tizio elegante dai modi gentili, forse medio orientale, certo Smith, che – oltre a fargli delle soffiate vincenti all’ippodromo – gli propone di trasportare una cassetta di metallo, a bordo di un aereo fornito da una banda di egiziani, dal deserto africano alle coste francesi, il tutto segretamente e illegalmente? Cosa si nasconde dietro questa proposta? Perché viene scelto proprio lui?
Seguiamo il protagonista di Scommessa sul fantino morto, fra i bar e i marciapiedi parigini, nel 1946, all’ombra di un altro scrittore, che forse Irwin Shaw conosceva: Jean-Paul Sartre,
e scopriamo la versione americana della Nausea, o Nausée, per farci un’idea di come fosse un certo clima culturale post bellico, intriso di fumo alcool pochi soldi avventura, una temperie di atmosfere vivide e ceree, come le albe nordiche, come le facce dei fantini che corrono senza gloria, che cadono e muoiono, o come le facce dei portieri di giorno di quegli alberghetti a ore, stanze dove le vite dei reduci di guerra si consumano in una fuga di giorni umidi e affannosi, nel disincanto e nei preparativi per tornare a una vita vera, al vero impegno dopo aver sostato a lungo in una sia pur comoda sala d’aspetto.
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