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#Ama il prossimo tuo… il presente e la delazione

#Ama il prossimo tuo… il presente e la delazione

covid delazione e post lockdown, come andrà a finire nelle relazioni umane, la vita sociale come sarà dopo il lockdown e la grande paura? la delazione sarà la norma?

Questo mascherone in bassorilievo è una sorta di buca delle lettere anonima che si trova sul Palazzo Ducale a Venezia. Era destinata a raccogliere delazioni che rivelassero chi occultava cariche o altri privilegi, o partecipava ad occultarne la reale redditività, evidentemente a fini fiscali. (Wikipedia)

 

Tutti ci stiamo chiedendo come sarà. Cosa cambierà. Il mondo sarà mai più lo stesso?
Nell’immediatezza della vita quotidiana si leggono preoccupanti segnali di insofferenza. In una visione più ampia riportano all’annoso interrogativo: l’essere umano è nato buono o cattivo? E se fosse nato buono, dove si sarebbe irrimediabilmente corrotto?
Considerando due fattori non trascurabili come la consapevolezza di ciò che ci accade intorno come fattore vitale in situazioni di emergenza, e la preoccupante mutevolezza delle masse, che passano dall’ipocrisia all’idolatria in un battito di ciglia, dobbiamo guardare alla resilienza umana (il cui significato abbiamo appreso da molteplici articoli e manuali di autoaiuto) come ad un elemento fondamentale per la nostra sopravvivenza.
Una caratteristica forse intrinseca, ma sicuramente sviluppabile, che può cambiare le sorti del nostro destino, facendoci tollerare le avversità come se stringessimo saldamente il timone di una nave.
Soprattutto nell’immediatezza dei tempi prossimi, e quindi molto vicini a noi, possiamo impegnarci per screditare il motto che vede l’uomo lupo per gli altri suoi simili, anche se il contesto non propende per una visione così paradisiaca della futura convivenza sociale.
Si scrive sui giornali di crescenti atti di delazione, e conseguenti ritorsioni, di chi non rispetta le regole, di chi cerca di evadere le restrizioni, di chi si erge a guardiano del proprio vicino di casa. Il timore è che l’insofferenza verso il prossimo sia direttamente proporzionale alla distanza da tenere l’un l’altro e che si annidi nelle azioni quotidiane divenute improbe, come prendere un caffè da asporto o fare la spesa al supermercato.
Stridono i comportamenti menefreghisti e meschini del pre-lockdown se pensiamo all’esagerato rispetto, quasi timore, per chi ora viene dopo di noi, o per la precedenza di chi c’è prima, la deferenza artefatta di chi ci sorride – o così sembrerebbe, dietro la mascherina – davanti al panettiere, lo stesso che tre mesi fa ci avrebbe sparato alle gomme per rubarci il parcheggio.
L’abbraccio virtuale che ci ha stretti l’un l’altro mentre ci affacciavamo ai balconi rischia di ritorcercisi contro come le spire di Idra. Non perché sia più facile essere cinici, o pessimisti, ma perché sono tempi davvero duri, gli stessi che in passato hanno posto gli Uomini davanti all’abisso, e li hanno resi preda delle loro paure più profonde.
Se non ci aiuta nemmeno la fisiologia, i cui complessi meccanismi sono legati anche alla percezione del livello di sicurezza dell’ambiente esterno, possiamo sempre tornare con la memoria alle lezioni scolastiche, quelle in cui ci spiegavano che l’Umanità si è evoluta, ed è sempre sopravvissuta, grazie alla cooperazione coi propri simili.
Il motto delfico “Conosci te stesso” torna così ad essere di grande attualità, e accettare la nuova realtà in cui siamo immersi è presupposto fondamentale per riorganizzarci come singoli e come comunità, consci che dovremo ancora metabolizzare quanto ci è piovuto addosso in questi pochi mesi di clausura forzata.
*Prossimo: dal latino proximus … superlativo dall’avverbio prope, vicino, vicinissimo o il più vicino, quindi immediatamente antecedente o susseguente. Come sostantivo, quelli tra cui viviamo, indi gli Uomini come discendenti da un medesimo ceppo.
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