Covid 19 Pet Therapy Magic Pepe
di Silvia Petrone & Andrea Di Cesare su idea di Silvia Petrone
Mi ero assopito seguendo una puntata di Porta a Porta, l’ultima della stagione, sospesa causa contagio Covid 19 di uno dei suoi redattori.
La voce di Bruno Vespa mi aveva accompagnato nell’abituale dimensione onirica, fatta di sogni convulsi, voci, ricordi del mio passato di uomo da cordata. Era tardi, forse le tre, l’ora in cui di solito mi buttavo sul mio divano anfibio, una sorta di comoda panchina diurna e riadattato giaciglio notturno.
La notte si affollava di immagini in rapida successione, trame per i nuovi romanzi, visioni di mia madre che mi interrogava su dove buttare i sacchetti della sua pattumiera, mi sembrava di roteare a testa in giù sui binari delle montagne russe. Il Covid 19 era là fuori, silenzioso e terribile.
Mentre cercavo di conciliare il desiderio di incontrare Morfeo e il respiro sempre più affannato, uno strano rumore, simile al ticchettio di un ordigno artigianale, ma più frequente, quasi ritmato, mi aveva sottratto al mio sonno agitato. Tiratomi su dal divano con la forza di un bradipo, per via del torpore notturno, avevo diretto lo sguardo verso una luce fioca, che sembrava provenire dal fondo della sala. Forse stavo ancora sognando: Pepe, la mia dolce bastardina di circa 10 mesi, sedeva composta alla scrivania, con le zampe sulla tastiera del computer, un paio di occhiali da vista e l’abatjour acceso. Di fianco, credo alla sua sinistra, campeggiavano una manciata di croccantini freschi e la ciotola dell’acqua.
Un’aura tra il dorato e lo smeraldo la avvolgeva, come l’aureola di un santo, mentre le sue zampine pestavano delicatamente la tastiera del pc. Per non disturbarla nel suo importante lavoro, mi connetto al mio sito, con lo smartphone, dal letto, e noto che Pepe sta aggiornando il sito con comunicati per tutti i cani e i cagnolini d’Italia e del mondo, avvertendo di restare a casa e di rinunciare alle passeggiate quotidiane, per il bene dei propri padroni, che si stavano ammalando di un virus che colpiva solo gli esseri umani, e stava preoccupando tutto il mondo canino, e che si chiamava Covid 19.
Nel forum giungevano le risposte degli altri cagnolini, in tempo reale, anch’essi connessi:
“hashtag #iopisciovelocefuori”,  “oggi il mio padrone mi ha tirato la pallina in casa per due ore, che bello, non succede mai!”, “noi siamo in tre, Artù, Pinella e me, umido razionato e passeggiate veloci, ma ce la faremo”, “alziamo uniti i nostri collari”, “che ne dite di trovarci tutti sui balconi di casa e abbaiare all’unisono verso la mezzanotte di domani?”.
Pepe mostrava grande professionalità, apriva tutte le mail, rispondeva ad ogni domanda con la padronanza di un giornalista consumato, in due ore aveva creato La Comunità mondiale di tutti i quadrupedi.
Senza neanche rendermene conto, in meno di un paio di secondi, mi ero lasciato scappare a voce alta “non è possibile che stia facendo tutto questo”. La frase, proferita come San Paolo sulla strada di Damasco, aveva fatto incrociare i nostri sguardi, che sembravano magicamente sospesi nell’aria.
«Pepina, ma che brava che sei!»
«Ho imparato dal migliore!»
«Pepina, tu mi sopravvaluti… comunque mi spiace doverti razionare le crocchette…»
«E’ meglio, così non devi uscire a comprarle per me, che tra l’altro così mantengo la linea, resto bellina e tu mi vorrai sempre bene…»
«Ma Pepina, io ti vorrò sempre bene, anche se ingrasserai!»
«Scusami, Sax, mi è appena arrivata una risposta da Teddy, un cucciolo di molossoide che mi scrive da un paesino dei Colli Euganei, devo rispondergli…»
«Brava, buon lavoro! Ti seguo da qui…»
Pepina si era rimessa a lavorare alacremente, senza risparmiarsi. Tolte alcune morsicate ad uno degli ossi di bue, che solitamente usava per sfogare la sua irruenza fanciullesca, e dopo essersi tirata da sola un paio di palline come breve momento antistress, si era rimessa seduta, forse a scaricare tutto il worldwideweb.
“Pepina, sono così orgoglioso di te” avevo detto tra me e me, come se stessi parlando della mia figliol prodiga.
“Sax, quanto ti voglio bene, bauuuuuu”, aveva risposto lei, come se avessi parlato ad alta voce e lei mi avesse sentito. Potere medianico della mia magic Pepe.
“Rimboccati le coperte, compagno umano, un dalmata mi chiede se sia ancora consentito scodinzolare davanti alla ciotola e non posso lasciarlo in difficoltà…”
La scritta “Post nubila phoebus” campeggiava su uno striscione colorato, appeso al balcone di uno dei miei dirimpettai. Forse l’aveva colorato un bambino, durante uno dei pomeriggi di segregazione forzata, tra una suonata di flauto e l’altra.
La domanda che mi attanagliava, però, era un’altra: chi mi avrebbe creduto? A chi avrei potuto raccontare di un cane divenuto webmaster? Colei che fino al giorno prima avevo portato al guinzaglio, baciato sulla pancia, coccolata con un deciso “contropelo” era in realtà un alieno, un animale magico, la testimonianza che esiste il voodoo???
A quel punto, nonostante l’orario, chiamo mia madre al telefono. Mi risponde, la sento impegnata a guardare la tv, sta seguendo un tutorial per costruirsi in casa le mascherine con la carta da forno.
«Ciao mamma, tu non mi crederai…»
«Un momento, stanno spiegando come farsi le mascherine, ma che bravi… vai sul 3… ciao…»
«Un attimo, mamma, dammi retta, Pepe ha appena…»
«Guarda, sei sul 3? Stanno facendo vedere come tagliare e piegare la carta… che bello, è molto importante, sei sul 3?»
«No, mamma, non sono sul tre, Pepe, volevo dirti…»
«Ecco ecco ecco, adesso stanno finendo la mascherina, la stanno indossando, è molto importante indossarla nella maniera corretta, altrimenti non serve a niente…»
«Okay mamma, adesso sto vedendo…»
Detto questo, guardavo la tv con la coda dell’occhio, mentre continuavo ad osservare Pepe indaffarata, a comunicare telepaticamente con lei, tanto non avrei mai potuto raccontare a nessuno quella storia incredibile…
©, 2020

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