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This image made from video of a fake video featuring former President Barack Obama shows elements of facial mapping used in new technology that lets anyone make videos of real people appearing to say things they've never said. There is rising concern that U.S. adversaries will use new technology to make authentic-looking videos to influence political campaigns or jeopardize national security. (AP Photo)

DEEP FAKE racconto

DEEP FAKE racconto
Quando Corrado ebbe accesso al data base, scoprì che Marina stava girando dei video in controtendenza con le linee della Cellula cui apparteneva. La cosa non lo convinse. Era venuto al corrente del Progetto Globale Deep Fake. In grado di sconvolgere definitivamente sul Globo ogni criterio di Vero e Falso.
Il video doveva essere il frutto di un lavoro fatto sfruttando le reti neurali di FaceApp. Il realizzatore del video non si era reso conto che Marina aveva un piccolo neo a forma di cuore su una natica. E la donna del video, quel neo non ce l’aveva. In più, la luce che si diffondeva sulla città – un pezzo di cartello stradale indicava la Statale che unisce Forlì a Bologna, e il paese, o la città, erano state riprese col sole a perpendicolo, segno che era l’una del pomeriggio ora di esecuzione del video – non era quella indicata nel meta dato, che era stato modificato e ritardato di tre ore.
Cosa volevano fare con quel video? Che utilizzo volevano fare del volto di Marina, collocato sul corpo di una porno attrice da strada?
Forse si trattava solo di un video pilota. O di un semplice esercizio, tanto per spianare la strada ad azioni più gravi, penetranti e lesive. L’Organizzazione cui appartenevano, ne doveva subire una decisiva amputazione della propria credibilità. Da chi erano pagati? Dove era localizzato il Server contenente quel video?
©, 2019

 

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