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PARADISI LETTERARI

PARADISI LETTERARI
Nell’intenzione di chi scrive è forse contenuto anche l’effetto che la sua scrittura ha sul lettore? Forse lo scrittore possiede una sua intenzione specifica e consapevole sugli effetti che vuole raggiungere sui lettori? Se fosse così – e forse è davvero così – lo scrittore sarebbe paragonabile a un dispensatore di sostanze psicoattive, una sorta di pusher? Fanno sempre bene gli effetti della scrittura o, alle volte, possono essere nocivi? Come e quando si può considerare nociva una certa forma di scrittura? E ciò che vale per uno, può valere per tutti?
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Uno degli effetti che la scrittura a volte produce è l’imitazione e – in secondo luogo – l’emulazione.
Quando Johann Wolfgang Goethe pubblicò nel 1774 “I dolori del giovane Werther” si ebbe in Europa una vera e propria epidemia di suicidi da parte di giovani lettori di questo libro. Successivamente, volendo emulare Goethe, Ugo Foscolo scrisse e pubblicò un romanzo epistolare in tutto simile al Werther, “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”.
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Johann Wolfgang Goethe
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Se corresse un filo diretto di causa ed effetto tra scrittura e comportamento imitativo, si potrebbe incorrere nel timore di scrivere gialli, che indurrebbero i lettori a compiere omicidi?
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Sappiamo tutti che le cose non stanno propriamente in questi termini.
Nel caso della cronaca nera, non possiamo sapere con certezza, né abbiamo mai avuto notizia del fatto che un omicidio sia stato compiuto sull’onda della lettura di un romanzo giallo. Tuttavia non può esserci la certezza che ciò non sia mai avvenuto.
Abbiamo invece testimonianza, attraverso le autobiografie degli scrittori, che molti di questi si siano messi, alle prime armi, ad imitare una certa scrittura, o la condotta di vita di un cert’altro scrittore. Alcoolismo, condotte tossicomaniche, paradisi artificiali, sono state e sono ancora, in certi casi, l’effetto di emulazione letteraria, come ad esempio in chi, leggendo Charles Baudelaire in età giovanile, voglia apprendere direttamente sulla propria persona gli effetti dei cosiddetti “Paradisi Artificiali”, accompagnando questa esperienza con una vita dandystica e dissipata. Sono il più delle volte comportamenti che appartengono all’apprendistato artistico, connotati anche da una certa pericolosità, e raramente si strutturano definitivamente nel corso dell’esistenza, ma, certamente, possono imprimere ad essa un certo definitivo, marcato Orientamento. La lettura di Nietzsche avrebbe per sempre influito sulle scelte, non solo artistiche, ma anche esistenziali e politiche, di Gabriele D’Annunzio.
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Gabriele D’Annunzio
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Nel concetto di Decadentismo sarebbe contenuto quello di coincidenza Arte-Vita, ovvero, la volontà di chi scrive di trasformare la propria via in un’Opera d’Arte.
In questo ambito, in questa dimensione del tutto particolare, ed estrema, si può comprendere il ruolo che può giocare l’emulazione. Se l’imitazione artistica si ferma a livello tecnico, l’emulazione va a coinvolgere gli aspetti complessivi dell’Esistenza.
Spesso, il Decadentismo letterario si ferma a un livello di pura intenzione tecnica: volendo principalmente emulare la Vita di un certo Maestro, il giovane scrittore alle prime armi, non possedendo ancora l’Arte, si adopera per fare della propria Vita un’Opera preparatoria ai futuri romanzi che ha in serbo di comporre, con la speranza di vivere abbastanza a lungo per riuscirci, e di raggiungere la maturazione tecnica per farlo. E’ stato il caso di Giovanni Comisso, della sua esperienza bellica nel ‘15-18, seguita dall’avventura a Fiume con D’Annunzio, che avrebbero spianato la strada a tutte le sue composizioni future, a partire da “Il delitto di Fausto Diamante”, cui forse non era estranea la lettura propedeutica de “I sotterranei del Vaticano” di André Gide.

 

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Guido keller, aviatore, sodale di Giovanni Comisso, a Fiume con D’Annunzio
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Per tornare a uno degli interrogativi iniziali di questo scritto, non vi è scrittura nociva. Nocivo è solo il velleitarismo di chi vuole imitare il Genio senza possederlo, magari prendendone ad esempio per la propria Vita i comportamenti più pericolosi, mettendo a repentaglio la propria salute, senza però veramente impegnarsi nel lungo e duro cammino dell’Arte, senza mai decidere di impegnarsi a culo quadro sulla sedia, come Vittorio Alfieri insegna, a scrivere scrivere scrivere e solo scrivere… Vita a parte… 

 

André Gide – I Sotterranei del Vaticano

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Il Meglio di Henry Furst – Longanesi Editore – a cura di Orsola Nemi – prefazione di Mario Soldati – introduzione di Ernst Jünger

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Giovanni Comisso – Il Delitto di Fausto Diamante

 

©, 2019

 

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