E’ davvero insolito trovare un saggio di 88 pagine che analizzi la struttura narrativa di una barzelletta, oltretutto sconcia.
FELICE ACCAME L’ANOMALIA DEL GENIO E LE TEORIE DEL COMICO saggio di comunicazione e teoria della narrazione duepunti edizioni 2008
E’ insolito, ma non impossibile, se al mondo esistono pensatori, epistemologi – come li vogliamo chiamare? – come Felice Accame, il cui acume di pensiero, l’innata ironia un po’ inglese, e la compassione infinita per le vicende umane, permette loro di affrontare con spirito laico, distaccato, un tema tanto scabroso, da elevarlo a trattato – diciamo pure – accademico.
Il tono non è affatto accademico, anche per l’uso di certo volgare, ma scherzoso, e al tempo stesso iper-rigoroso.
Conosciamo Felice Accame – Noi frequentatori della Libreria Odradek, di proprietà dell’artista Anna Rocco, moglie di Felice Accame che, con la sua fatica e la sua disponibilità per gli altri, la fa funzionare come un vero e proprio centro di produzione di cultura – per la generosità con cui intavola relazioni dall’alto valore filosofico, quando presenta i libri (alle 18,30 di ogni venerdì) dei suoi ospiti. Lo conosciamo in quella veste, e ora lo ritroviamo, non molto mutato, in quella di scrittore: analisi, onestà intellettuale, giusto pizzico di scetticismo, simpatia.
Ma, perché “l’anomalia” del genio?
Trattasi, quello della barzelletta, di un genio – contenuto nella tipica lampada di Aladino – che non ha la capacità di esaudire correttamente i desideri, per un difetto di udito: capisce “pazzo” per “cazzo” e “biliardo” per “miliardo”. Il desiderio lo esaudisce, ma con una sfumatura semantica leggermente diversa da quella indicata dal richiedente. Così, succede che – all’interno del quadro ideologico maschilista cui si riferisce la barzelletta – il “gran pezzo di figa” debba accontentarsi di un piccolo “pazzo di trenta centimetri” contenuto in una gabbietta per uccelli, e che il direttore di ristorante – cui il pezzo di figa chiede un tavolo – le dia un “biliardo”.
Il libro di Felice Accame – nel dilungarsi per 88 pagine in simili analisi! – sembra esso stesso assumere uno statuto di “barzelletta”, una vera assurdità, quando un filosofo potrebbe affrontare – con altrettanta intelligenza – temi di emergenza mondiale quali il terrorismo o la fame nel mondo! Invece, no, sembra dirci, delicatamente, un po’ sfottendoci, un po’ accompagnandoci per mano, questo libro: sappiate che anche le barzellette contengono tutta la tragicità della condizione umana, e se non capiamo bene le barzellette, non possiamo nemmeno capire gli altri grandi temi della vita. Si tratta di uno sforzo di comprensione, del tutto linguistico e strutturale: comprendere la struttura narrativa – anche di una barzelletta sconcia – significa comprendere la struttura narrativa di questo grande racconto che è la vita.
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