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Jung LA RIVOLUZIONE RELATIVIZZANTE Dal processo di identificazione agli archetipi

Jung LA RIVOLUZIONE RELATIVIZZANTE Dal processo di identificazione agli archetipi
L’individualizzazione è il superamento del conflitto tra istinto e civiltà in una sintesi pacifica energia psicofisica
LA RIVOLUZIONE RELATIVIZZANTE
Dal processo di identificazione agli archetipi
Carl Gustav Jung incontra Freud e, in un primo tempo, adotta il pensiero freudiano. Nel 1913 si separa dalla Scuola del maestro, a cui riconosce di aver operato una rivoluzione rispetto alla psichiatria classica descrittiva, e di aver formulato verità, ma di averle collocate solo nel suo periodo storico, che esprime l’aspetto repressivo della società, e non può applicarle ad altre epoche. Secondo Jung, il pensiero di Freud è soggettivo, poco obiettivo e scientifico, per cui va relativizzato. La terapia non è uguale per tutti, ma cambia, in quanto non è l’uomo che produce le idee, ma le idee producono l’uomo. I contenuti psichici dei malati schizofrenici non si spiegano solo ripercorrendo a ritroso la biografia, perché emergono rappresentazioni di un inconscio collettivo, ossia una dimensione storica che riguarda il simbolismo mitologico e i sistemi filosofici e religiosi. L’inconscio collettivo permette di giungere all’individualizzazione, cioè, all’autodeterminazione e alla capacità di scegliere dell’individuo. La coscienza dell’individuo esce dalla massa con un’identità storico-sociale. All’individualizzazione si giunge con la relativizzazione dell’Io, in quanto l’individuo deve accettare l’esistenza di una dimensione archetipica inconoscibile, dove la dimensione collettiva e la dimensione individuale non coincidono, manifestando elementi dell’inconscio da attribuire a:
·        Inconscio personale: manifestazioni che si riferiscono alla biografia che contiene i contenuti degli archetipi;
·        Inconscio collettivo: manifestazioni che si riferiscono al patrimonio storico-culturale dell’umanità, come la dimensione del simbolismo mitologico e i sistemi filosofico-religiosi;
·        Archetipi: sono immagini autonome, in parte dell’eredità culturale genetica dell’individuo. L’archetipo si manifesta con i simboli sul piano razionale. I simboli sono importanti per lo sviluppo della coscienza, e consentono una sintesi tra conscio e inconscio che sono in conflitto.
Nell’età moderna, l’uomo è al massimo della sua individualità, infatti l’inconscio dell’individuo prevale sull’inconscio collettivo. E’ necessario che l’uomo recuperi la dimensione collettiva nella sua coscienza individuale. La psicologia analitica è la psicanalisi come teoria della cultura.
Il processo di identificazione
Durante la sua vita, l’individuo realizza la sua personalità nella vita psichica, con la realizzazione del sé. Il sé è l’archetipo di unità che si riferisce ad una condizione esistenziale, in cui istanze comportamentali di tipo collettivo si aggiungono al bisogno di individualità. Il sé orienta l’esistenza dell’individuo. Il sogno è una produzione immaginaria che rivela l’inconscio collettivo e i suoi archetipi. Il sogno è trasparente, si può simbolizzare con simboli che esprimono temi umani universali, di cui l’interpretazione è inutile, e non è un desiderio inconscio deformato. L’individualizzazione è il superamento del conflitto tra istinto e civiltà in una sintesi pacifica. L’uomo è un complesso di forze in conflitto, è portatore di capacità di equilibrio e sintesi inconsci. L’uomo allarga la psiche a un divenire continuo, in cui i contorni coesistono nella realizzazione del sé in una dimensione altra che lo trascende. Il divenire umano è basato sul conflitto-sintesi, è dinamico e fondato sulla libido (energia psicofisica) che si sviluppa tra il conflitto e la sintesi. L’inconscio è la radice della coscienza e si discosta dal frutto della rimozione, perché contiene un progetto di esistenza: gli archetipi. Questa visione antropologica è un’analisi ottimistica di un uomo che cerca la sua dimensione eroica, proponendo l’ideale positivo di perfezionamento e quindi di idealizzazione. L’uomo è sano perché attribuisce valore all’esistenza con l’inconscio collettivo. La terapia ha sperimentato l’inconscio collettivo e partecipa col suo inconscio nell’analisi. Il transfert è inutile perché è solo una proiezione di contenuti inconsci sul terapeuta neutro.
I pazienti di Freud sono della borghesia ebraica medioalta, e dell’aristocrazia terriera decaduta. La sua teoria accetta l’inevitabilità del disagio della società e propone di sublimarlo con la produzione artistica, proponendo alla borghesia in crisi d’identità una strategia di adattamento come la figura di riferimento dell’intellettuale. La figura di riferimento di Jung nella società non è l’intellettuale, ma il funzionario che indica scopi positivi all’individuo e alla società, ossia alla collettività. La psicanalisi si espande in contatto con pazienti di ceti sociali diversi.
©, 2006

 

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