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Scuola-del-secolo-XVII-ritratto-di-Arpocrate-Dio-del-silenzio. @@@@@@@@@@@@@@@ La musica da ascensore è contraddistinta da melodie molto semplici che possono essere ripetute continuamente in modo discreto. Le dinamiche delle sonorità sono ridotte al minimo, in modo che gli alti e i bassi non disturbino l'ascoltatore. Inquinamento acustico La diffusione di questo genere di prodotti musicali si deve ai frequenti fenomeni di sonorizzazione ambientale e "musicalizzazione" di spazi pubblici o di quelli fruiti in condivisione. Essendo musica destinata all'ascolto involontario e di fatto obbligato per chiunque trascorra del tempo in determinati spazi, può dar luogo a effetti di disturbo, la cui intensità è legata alla specifica sensibilità individuale; questi effetti si manifestano anche se l'esposizione passiva a tale musica è connotata da bassi livelli di intensità acustica, un'emissione sonora che, proprio per tale motivo, non sarebbe classificabile come molesta, ma che lo diventa a causa di fattori intenzionali che entrano in gioco nell'ascolto. Si parla in questo caso di "musica passiva" o "parassita". (Wikipedia)

Non bisogna mai finire di ascoltare e guardare

Non bisogna mai finire di ascoltare e guardare

Non bisogna mai finire di ascoltare e guardare. Cercare di capire immergendosi nel mondo. La nostra capacità d’ascolto e comprensione dipende da quanto siamo disponibili verso il mondo, da che grado di pulizia e silenzio c’è dentro di noi. Da molto tempo l’Uomo ha smarrito il contatto con se stesso, e di conseguenza col mondo, da quando il silenzio è stato invaso dai rumori. Anche certa musica è soltanto rumore. Certa musica ci peggiora, altra, ci migliora. Il Potere costituito, quello che governa il mondo tramite il profitto e ingrassa le banche, vorrebbe che tutti Noi assecondassimo il ritmo di una certa musica, un ritmo che poi influirà sui Nostri pensieri e comportamenti. Dobbiamo allora difenderci dall’uso prepotente che viene fatto di musica ritmata in ogni ambiente quotidiano, dalla banca alla farmacia al supermercato, perché è proprio la musica ritmata uno dei tanti mezzi subliminali che il Potere utilizza per plasmare una mentalità acritica e obbediente. Questo tipo di musica ci rende poco analitici e più istintuali, tanto nei pensieri quanto nelle risposte che diamo all’ambiente. Ci si è mai interrogati sul potere di un mezzo tanto potente quanto la musica, caduto in mano all’industria dello svago che ha il potere di controllare con essa la Nostra emotività, interiorità, coscienza? Il rischio che stiamo vivendo come collettività moderna e tecnologica, è un rischio tremendo di cui pochi si rendono conto, e uno dei suoi elementi intrinsechi è la diffusa incapacità da parte di molti di fare i conti col silenzio.

La musica ritmata, è espressione diretta di questa economia, della metropoli, del caos. E’ il sottofondo di film violenti, dove protagonista è sempre il capitalismo sfrenato di matrice americana. Senza nemmeno accorgercene, da settant’anni vestiamo i jeans, i giubbotti all’americana, vediamo questi film, aderiamo a una cultura esteriore e fatta di sfrenatezza, competizione, conquista. Passiamo da una relazione all’altra diciamo che scopiamo, non che facciamo l’amore, confondiamo l’amicizia (in senso ciceroniano) con una certa promiscuità da bar volta allo sfruttamento del prossimo, al tradimento, al mercimonio. Tutto questo è molto occidentale, molto jazz, molto americano. Molto disdicevole. Molto Uomo da marciapiede. I marciapiedi non sono luoghi ameni, non hanno nulla di bello da insegnarci, nulla di elevato e di spiritualmente superiore alla bestiale sopravvivenza. Eppure, certi film americani ce li hanno fatti mitizzare, con le loro musiche, i loro disvalori, le loro miserie. Negli ultimi settant’anni, i valori estetici e morali si sono irrimediabilmente degradati. Di pari passo con la disgregazione sociale che un’economia predatoria ha portato con sé. Ma ci sono molti segnali positivi nell’aria, uno dei quali è quello relativo al prossimo definitivo collasso degli Stati Uniti.

Abbiamo tutti bisogno di rigenerarci, di depurarci. Di respirare aria pulita, di sentire nelle orecchie qualcosa di diverso dal solito rumore. Di andare forse in montagna, ad altezze vertiginose, di isolarci. Di non fare più i conti con gli uomini. Di fuggire dalle metropoli. Presto, le metropoli saranno infermi ancora più violenti e degradati di quanto non siano ora. Molti già stanno fuggendo, solo i più miseri, i più sfortunati saranno costretti a restarvi. E saranno quelli venuti dai paesi più poveri a ondate incontrollate, a mettere le radici della violenza in casa nostra, costretti a vivere una quotidiana guerriglia urbana fra poveri, dove i pochi autoctoni rimasti saranno una minoranza in pericolo. La miseria vi dilagherà, la violenza, e oggi ci sono già tutti i segni anticipatori che questo sarà un processo irreversibile. La letteratura inglese di cinquant’anni fa (Arancia meccanica) aveva previsto tutto. Come una piaga infetta, la cultura americana con il suo jazz, con la disco music, con l’hip hop, sta mostrando il suo volto degenerativo e involutorio. Ormai è troppo tardi per porre rimedio a questa infezione. Siamo troppo intrisi di tutto ciò, dalla psicologia all’economia. Sarà per tutti molto difficile smettere di indossare i jeans, lo stato di povertà diffusa ci costringe ad abiti a basso costo, e anche a basso costo è diventata la psicologia degli individui, una psicologia della sopravvivenza, della barricata, dell’autodifesa, adrenalinica e rabbiosa, composta da pensieri brevi, poco analitici, volti alla reazione al pericolo, al calcolo, al risparmio e non all’investimento. Come non si investe più in termini economici, non si investe più nei sentimenti (si scopa, si va nei siti di dating), non si investe nella cultura, si limita il pensiero, anche se dovrebbe (dico, dovrebbe) vigere la libertà d’espressione.

Keith Richards, Daryl Hall, John Oates, Ron Wood, Tina Turner, Mick Jagger, Madonna and Bob Dylan, 1985. Photo by Ken Regan

 

Che dire di questa fotografia, se non che ritrae amabilmente la cricca di potere che ha da sempre condizionato le Nostre più intime emozioni? Che ha da sempre fatto un patto satanico col capitalismo predatorio e desertificante? Se oggi siamo arrivati dove siamo arrivati, è anche per colpa Nostra, che non ce ne siamo accorti prima, e coi Nostri gusti di consumo emozionale, abbiamo partecipato al Nostro male.

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Notizie così tutti i giorni, che non fanno più scalpore, follia e violenza che dilagano incontrollate nelle città, inferni a cielo aperto:

Milano, 31 maggio 2024 – Momenti di panico, questo pomeriggio a Milano. Poco dopo le 17.30 sei ragazzini hanno dato vita a una violenta rissa nel centro commerciale di Citylife, armati anche di pistola e di un machete.

La segnalazione al 112 è arrivata alle 17.45, sul posto sono arrivati i carabinieri del nucleo radiomobile che hanno bloccato tutti i coinvolti e sequestrato le armi. La pistola si è rivelata una scacciacani. I militari sono al lavoro per identificare i sei ragazzi. Tre di loro, tutti minorenni, avevano i documenti mentre i restanti sono stati accompagnati in caserma per il fotosegnalamento. Al vaglio anche i filmati delle telecamere di sorveglianza per ricostruire quanto successo. Solo uno dei tre minorenni, per una leggera ferita a un dito è stato accompagnato in codice verde all’ospedale pediatrico Buzzi.

Violenta rissa a City Life: sei ragazzini seminano il panico con un machete e una pistola (msn.com)

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Momenti di tensione nella serata di giovedì 30 maggio in via Solari. Attorno alle 20.30, una 39enne di origine colombiana, in stato di alterazione psicofisica, ha iniziato a danneggiare gli arredi interni dell’Harmony Lounge Cafè. A quel punto, il titolare del locale ha chiamato il 112 per segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine. Negli attimi più concitati, gli agenti sono stati circondati da una cinquantina di persone, che hanno provato a evitare l’arresto, ma alla fine sono riusciti a portare a termine l’intervento e ad ammanettare la donna, il figlio ventenne con precedenti per resistenza e lesioni, un diciannovenne e un ventiduenne. Uno dei poliziotti ha riportato lesioni al polso e alla mano destra, con sei giorni di prognosi al Fatebenefratelli.

 

 

 

 

Il primo intervento

Il primo equipaggio dell’Ufficio prevenzione generale è arrivato alle 20.30 davanti al bar: alla vista della polizia, la donna si è agitata ancor di più e ha cercato di rientrare nel locale per danneggiarlo ancora. In quel frangente, sono intervenuti il figlio della donna e i due amici per difendere la trentanovenne, aggredendo gli agenti e urlando frasi come “Vi ammazziamo, pagliacci”.

I poliziotti accerchiati

Alla scena si sono avvicinate una cinquantina di persone, che hanno circondato i poliziotti gridando di lasciare andare i ragazzi e inveendo contro di loro. “Mandate subito qualcuno, li stanno accerchiando“, la chiamata allarmata di una residente alla centrale operativa di via Fatebenefratelli. In via Solari sono arrivate altre quattro Volanti: i poliziotti sono riusciti a completare l’intervento e a portare in Questura la donna e i tre ventenni, tutti con precedenti e uno affidato in prova ai servizi sociali. I quattro arrestati abitano tutti nella zona.

 

eccetera…

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