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IL VINTAGE COME ANELITO SOCIALE DELL’UOMO CONTEMPORANEO

IL VINTAGE COME ANELITO SOCIALE DELL’UOMO CONTEMPORANEO
Ieri sera il mio provider di internet ha ben pensato di far cadere la connessione, e mi sono ritrovata ad impugnare un buon libro, con una parte della mente che leggeva, e l’altra che si lasciava andare a pensieri in libertà.  Viaggia di qua, viaggia di là, mi sono ritrovata a soffermarmi sul recente crescente successo dei siti web di vendita di usato, riflettendoci sopra.
Certo, i tempi sono grami, ed il boom economico è lontano: i quattrini scarseggiano per tutti, e il poterne risparmiare qualcuno optando su un usato, che sia un abito, un auto od un ombrellone per l’estate in arrivo, fa certamente comodo… ma è poi proprio solo un fattore economico?
Qualcosa mi dice che in questo mondo sempre piu spersonalizzato, fatto di whatsapp, instagram, tik tok e diavolerie varie, dove magari dialoghiamo per anni con qualcuno senza incontrarlo mai, un oggetto usato ci dia modo di recuperare un minimo di umanità, senza la fatica e l’impegno del vero contatto umano.
Una bicicletta nuova? Bella, lustra, scintillante, e magari con quel tipico odore delle cose nuove, ma… fredda e priva di vita: toccherà a noi infondergliela, facendola partecipe di sgroppate cittadine o di gite sugli sterrati di campagna… Ed ecco che forse una bicicletta usata acquista un suo perché, ci permette di diventare moderni archeologi, ipotizzando se quel graffio sul telaio sia dovuto a semplice incuria o all’attacco di un cane randagio in un viottolo male illuminato, e quel parafango lievemente ammaccato ci crea un contatto immateriale con il precedente possessore, artefice di chissà quali peripezie.
Un oggetto usato ha una sua vita, insomma, ma che è soprattutto la vita di qualcun altro, ce ne sussurra i segreti. Quel libro con la macchia di sugo tra due pagine, ci fa subito pensare ad un vorace lettore incapace di staccarsi dalla lettura anche mentre divora una parmigiana, o chissà, forse era un banale sugo pronto proveniente da un barattolo acquistato distrattamente al supermercato.
Insomma, sospetto che in questa odierna realtà, che rende sempre più faticosi e difficili rapporti umani veri, il nostro anelito di animali sociali ci spinga a cercarne dei surrogati attraverso gli oggetti e la loro storia, per farli un po’ nostri, come nella romantica immagine di lei che, da sola, indossa la camicia del suo lui assente, per sentirselo ancora addosso, respirarne l’odore.
Gli oggetti vintage con le rughe ed i segni del tempo li sentiamo più vivi, e ci rendono un po’ meno automi, un po’ meno usa e getta, ci consentono l’estrema ribellione al sistema che ci vorrebbe consumatori sempre affamati di nuovi prodotti, pronti a buttarci alle spalle quelli acquistati solo qualche mese prima.
Se è come penso, tutti noi che abbiamo superati i cinquanta abbiamo di che gioire: presto saremo dei “vintage” a tutti gli effetti, e diventeremo gettonatissimi! 🙂

 

Barbara Aghemo

 

©, 2022

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