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Dudovich Marcello (1878/ 1962) 1878/ 1962 Lettura iconografica: figura femminile; divinità; dea Kalì. Categoria merceologica/ tipo evento: industria alimentare; cioccolato; cacao; dolciumi; caramelle; prodotti da forno; biscotti. Nomi: Talmone; Bonatti; Moriondo Gariglio; Unica

L’IMBROGLIO DEI POLITICI E DELLA DITTATURA AMMINISTRATA

L’IMBROGLIO DEI POLITICI E DELLA DITTATURA AMMINISTRATA

(I GUERRIERI DELL’INCONSCIO)

Power and the Glory
Brano di Saxon ‧ 1983

I’m a soldier of fortune, I’m trained and I’m ready to kill

Put me to battle, I’ll follow the sound of the gunGive me an order, command me I’ll fire at willI’ve got no emotions, I’m living with thunder and steelI don’t hear your lies, all I hear are your battle criesI’m a soldier of fortune, I’m trained and I’m ready to die

Se da una parte il comunismo non esiste più, e qualche fascista per questo può tirare un sospiro di sollievo, vorrei ricordare anche ai fascisti che essi sono diventati l’ombra di se stessi, in quanto anche il fascismo non esiste più (e che il presente Governo, che ne è una emanazione, si riduce a una truffa, una truffa ideologica perché non basa il proprio operato su alcun terreno ideale, o ideologico; è, come dire, un Governo A-Cefalo – non solo privo di idee, ma privo di ideali, privo di riferimenti a quella Trascendenza che era l’anima del fascismo – e lo sta continuamente dimostrando, così come il Sindaco di Milano, in maniera altrettanto a-cefala, e priva di orizzonte ideale – se non quello del profitto – basa i suoi continui e ripetuti attacchi deliberati alla dignità dei “Suoi” cittadini, con decisioni che vanno contro non solo il buonsenso, ma il rispetto di base per le persone, trasformando il suo ufficio non in atto amministrativo, ma in atto di feudale prepotenza – la cui cifra non è di certo di Sinistra, come vorrebbe accampare il suo ufficio maketing, ma di un fascismo nascosto, di D’Alemiana e imprenditoriale derivazione, se prorio vogliamo darne un riferimento storico per quanto ormai inutile. Destra e Sinistra, Governo e Opposizione, sembrano due idiot savant che cercano in ogni modo di comunicare a rutti e gesti, mugolii inarticolati e scariche motorie, mandando tuttavia avanti in maniera apparente il loro onesto lavoro per il bene del Paese).

C’è da stare tranquilli, da compiacersi di questo stato di cose, o da preoccuparsi terribilmente? Essere stati liberati dalle ideologie, rosse o nere che fossero, è un bene, o non forse il segno che, al loro posto, è subentrato qualcosa di ben più oscuro, terribile, anonimo e inqualificabile, che ci fa, e finirà per farci molto più male, portandoci presto verso il nostro inevitabile annientamento?

Non stiamo assistendo a un vuoto di potere, ma a una esasperazione dell’uso – scriteriato – del potere stesso – sia a livello di Governo che di Pubblica Amministrazione – sulla base di un vuoto ideologico. La mancanza di riferimenti ideologici sta spingendo le forme di potere a aumentare l’intensità dei loro attacchi alla cittadinanza per compensare la loro interna assenza di un’Anima, colmandola con il proliferare impazzito di procedure vuote, spesso a danno dei cittadini, per dimostrare ai cittadini di stare in qualche maniera ancora operando, che politici sindaci impiegati della pubblica amministrazione si guadagnano onestamente lo stipendio che possono ricevere tramite le tasse che Noi paghiamo. In sostanza le tasse vengono pagate per alimentare un potere che si ritorce contro chi – onestamente, rettamente, non nuocendo a una formica – le paga, magari andando in ansia per un ritardo sulla Tari, temendo chissà quale punizione dal potere.

Un potere politico senza riferimento ideale è come una banconota da 50 euro senza corrispettiva copertura aurea, vale a dire, carta straccia, una truffa.

In termini psichiatrici, si tratta di una forma di Psicosi, in quanto genera un’Azione non preceduta dal Pensiero.

Una forma di Psicosi che, in tutta evidenza – ci sono segni tangibili in giro, basta mettere la testa fuori casa – si sta estendendo per contagio a tutta la popolazione, e questa è la vera NUOVA PANDEMIA, la pandemia psicotica come esito di quella virale, un obiettivo che coloro che, 5 anni fa, hanno fatto in modo che si scatenasse il Covid, si erano già posti: fare impazzire la popolazione, per portare l’Umanità alla sua completa SOTTOMISSIONE. La prima pandemia da Covid, in fondo, è stata una prova ben riuscita, un esperimento di massa sul grado di obbedienza della popolazione che, avendo dato esito positivo, ha dato al potere la sicurezza di poter agire, da quel momento in poi, in piena e totale prepotenza, legittimazione, tanto nessuno se ne sarebbe accorto – dato il grado di deperimento cognitivo della massa – e nemmeno avrebbe reagito, dato il grado di rassegnazione e obbedienza acritica della stessa.

In questa fase storica il potere oltre ad essere stupido, è anche avido. Ciò lo rende doppiamente pericoloso, per il motivo legato a una forma di dolo, e a una concomitante forma di appropriazione indebita infinita che incarna lo spirito del capitalismo, di cui è diretta espressione a-cefala, ovvero, priva di ideali e di etica.

Un tempo, oltre ai sindacati e alla Sinistra, anche il Rock difendeva il proletariato, con canzoni come questa.

Hungry Years
Brano di Saxon ‧ 1980

They came down from the north
To the plough they were forged
In the footsteps of a man who’d been before
Brought up from the streets
In the ranks of unemployed
They had everything to gain but not to loose
They searched the hungry years ()
For the triumph, for the tears
It’s a chance they had to take
They were waiting for a break
They searched the hungry years
For the triumph, for the tears
Some make it to the stars
Playing rock and roll guitars
Playing rock and roll guitars
They read under the lights ()
To the jews and to the whites
The systems gonna change and understand them
The business world is deep
For a percentage of the heat
There was magic in the eyes
They couldn’t see the lies
They watched it slowly die
Some take the fame
And some take the blame
Maybe they will and maybe they won’t
Tonight…
(Repeat)
(Repeat)

Traduzione automatica:

Sono scesi dal nord
Sono stati forgiati all’aratro
Sulle orme di un uomo che c’era stato prima
Cresciuti dalle strade
Tra i ranghi dei disoccupati
Avevano tutto da guadagnare ma non da perdere
Hanno cercato gli anni della fame ()
Per il trionfo, per le lacrime
È un’opportunità che hanno dovuto cogliere
Aspettavano una pausa
Hanno cercato gli anni della fame
Per il trionfo, per le lacrime
Alcuni arrivano alle stelle
Suonando chitarre rock and roll
Suonando chitarre rock and roll
Leggono sotto le luci ()
Agli ebrei e ai bianchi
I sistemi cambieranno e li capiranno
Il mondo degli affari è profondo
Per una percentuale del calore
C’era magia negli occhi
Non riuscivano a vedere le bugie
L’hanno vista morire lentamente
Alcuni prendono la fama
E alcuni prendono la colpa
Forse lo faranno e forse non lo faranno
Stasera…
(Ripeti)
(Ripeti)

L’orizzonte proletario, coi suoi valori, la sua onestà, si è dissolto come neve al sole. In una trentina d’anni, chiuse le fabbriche, sostituita l’economia reale con quella finanziaria, al suo posto è subentrata una borghesia spregiudicata, involuta, che ha eretto banche su banche e palazzacci di vetro, templi della speculazione e del soldo virtuale, non nato dalla fatica, ma dalla truffa attuata con un click del mouse, infiltrando il tessuto sociale ed economico della poca affidabilità morale tipica del crimine. La lezione del 2008 non è servita a niente, nemmeno a impaurire sugli effetti distruttivi della speculazione finanziaria, del soldo che nasce dal soldo stesso, senza produrre nulla di reale, di concreto. Anzi, ha consolidato la patologia di un Sistema marcio internamente, un sistema morale prima che economico: come se i titoli immobiliari fraudolenti del 2008 non bastassero, sono nati i “promettenti” EFT immobiliari, il nuovo luccicante eldorado della truffa che, in un video patinato, recitato in perfetto inglese, accosta i palazzi di Dubai al Bosco Verticale, delocalizzando e rendendo globalmente universale la dimensione virtuale di questo fenomeno che si sta estendendo a macchia d’olio, o ramificando nei tessuti ancora rimasti sani – in verità pochi – del fare e vivere civile le cellule cancerose di una terribile metastasi.

A tale proposito, il recente caso Lacerenza (dolo e stupidità messi insieme) denunciano lo stato di cose di una politica decerebrata che, in maniera diretta e causale, alimenta e giustifica tali condotte, certamente, non dando dall’alto il buon esempio (una politica che alimenta scientemente e intenzionalmente un tale risultato al fine di destrutturare il tessuto etico/sociale, gettare il mondo contingente e l’apparato di Leggi e garanzie precedentemente codificate nel caos – un intento oscuro, guidato da forze archetipiche in azione, caratteristiche dell’era che stiamo vivendo, il Kali – Yuga nella sua fase terminale, e più energeticamente aggressiva, nel momento di un cambio del Dharma. Un cambiamento epocale, energetico e cosmico, è in atto, e dovrebbe rassicurarci, perché guidato da energie shivaiche, incarnate nella Dea Kali, dea della distruzione e della trasformazione. Stiamo passando attraverso una fase alchemica di distruzione, di riduzione al NERO, all’informe, che l’accelerazionismo di Nick Land identifica con una pulsione disgregativa che, non andando in alcun modo contrastata, andrebbe lasciata libera di esaurire il suo corso, come nel Cavalcare la Tigre teorizzato da Julius Evola. Rifacendosi all’insegnamento stoico di Marco Aurelio, le forze opposte non vanno contrastate, altrimenti le si alimenta e le si rafforza. Sviluppando tale concetto, arriviamo a quel pensare senza cervello dei guerrieri taoisti, travasatosi nella dottrina tantrica quale principio di lotta interiore e di risveglio spirituale, di forze insospettate e racchiuse in ognuno di Noi nella forma della Kundalini, che, in questa fase cosmica, è stata del tutto liberata, e circola scatenando un bombardamento energetico globale sulla società, un’energia che andrebbe saputa cogliere, individuare, interpretare, decifrare in quei sottili segnali che i volti, le fisiognomiche, le prossemiche, i disturbi mentali in aumento ci stanno formidabilmente offrendo come OCCASIONE di LOTTA e RISCATTO, non tanto curandoli, sedandoli, emarginandoli, temendoli, ma lasciandoli esprimere come parte integrante del Noi Archetipico, dell’inconscio collettivo, di una globale unitarietà psichica dell’Umanità, come avrebbe detto con altre parole Plotino in età antica o, per dirla con Alan Sorrenti, in quanto siamo tutti figli delle stelle).

Quello che ognuno di Noi cerca di ricomporre, è qualcosa che si è spezzato molto prima, molti eoni di tempo addietro. Un trauma insanabile, avvenuto generazioni prima, anche secoli prima, di cui i Nostri genitori non sono in alcun modo responsabili, se non come portatori genetici di quel trauma, di cui la sua memoria genetica porta in sé tracce vive. Dall’Argentina, grazie a Luis Kancyper, sono provenute di recente teorie psicoanalitiche affascinanti e spaventose, eredi del pensiero di Bion, secondo le quali Noi portiamo nella Nostra memoria genetica impressi traumi psicologici molto antichi. L’abisso naturale, cosmico che queste teorie scoperchiano, fa paura, ma spiega anche che l’individuo è perennemente, fin da prima della sua nascita, legato a tutti gli altri esseri umani, ed esseri viventi tutti, da un legame che va oltre le sue intenzioni o la sua volontà, o consapevolezza (e che è un rischio perdere tale consapevolezza, e che ciò porta puntualmente ai disastri che si stanno verificando in giro nel pianeta). E che fare del male a un altro essere, implica sicuramente una ricaduta karmica su di sé. Forse il Karma non esiste, forse il Kali – Yuga è una bufala induista, ma la biologia applicata alla psicoanalisi è una scienza accertata. Dovremmo perciò desumere che Noi esistiamo, nella memoria cosmica, prima ancora del Nostro concepimento, e che la Nostra ontogenesi, che facciamo in genere partire dall’istante in cui lo spermatozoo incontra l’ovulo, è in verità partita da eoni di tempo prima, che siamo figli non dei Nostri genitori, ma dell’Universo, come nella indimenticabile canzone di Alan Sorrenti.

Un altro caso, è quello di una mia lettrice che mi ha scritto in forma anonima, per avere consiglio su come comportarsi col suo datore di lavoro che ha cancellato tutte le timbrature degli straordinari del periodo natalizio, a lei e a tutti i suoi colleghi, per non pagarli. Non ha fiducia nei sindacati e nemmeno nelle forze dell’ordine, e così non sa come agire in propria tutela, sentendosi immersa in una realtà istituzionale completamente corrotta. Anch’io non ho saputo cosa dirle.

In altri tempi le avrei detto di rivolgersi subito ai carabinieri. Ma in altri tempi. Sì, perché pochi giorni prima di ricevere questa mail, ho assistito per strada a un fatto gravissimo. Alcuni ragazzi di nazionalità straniera (o inglesi o americani, accento anglofono unito a un fare prepotente, arrogante, tipico di quelle culture, ma l’arroganza era piuttosto di caratura british) stavano destando allarme con gli skateboard fra i cittadini sui marciapiedi. Una vecchia signora sui novant’anni, malferma e con due bastoni, vedendosi il marciapiedi invaso dai tre loschi figuri, chiese semplicemente permesso, e uno dei tre rispose co un “siiii” talmente arrogante, scostante, mefitico, carico di disprezzo, che compresi quanta arroganza abbiano sempre avuto gli inglesi verso il resto del pianeta, appropriandosi di interi territori e soggiogando intere civiltà: questi tre sparuti individui, evidentemente si sentivano ancora scorrere nelle vene il vecchio sangue imperialista, e stavano trattando la Nostra città come terreno di conquista. Fu così che iniziarono a fare salti spericolati in mezzo alla gente, e a filmarli come niente fosse. Una negoziante uscì dal negozio e chiese loro gentilmente di andare da un’altra parte, in tutta risposta ebbe in faccia una risata talmente brutta e dispregiativa, da psicopatici, che pareva provenire direttamente dall’Inferno.

Ho dunque allertato i carabinieri che, in tutta risposta, mi hanno detto: “ma lasci stare, stanno solo facendo dei filmati”. Nulla è valso spiegare all’autorità la grave situazione. La volante non è uscita. Ci poteva scappare il ferito, o anche il morto. Non ho polemizzato, non ho aggiunto nulla in merito ai miei diritti di cittadino – che paga le tasse, diversamente dai grandi evasori che magari se ne fregano di questi soprusi, che nemmeno li avvertono essendo anche loro degli usurpatori e approfittando di un Sistema corrotto per navigare tranquillamente da pirati in un mare di liquame – di essere protetto, in quanto, trovandoci ormai in un esercizio del potere di tipo venezuelano, sudamericano da dittatura autoreferenziale delle banane, questa mia semplice postilla, o lecita richiesta, mi si sarebbe probabilmente ritorta contro sotto forma di “oltraggio a pubblico ufficiale”. Mala tempora currunt, c’è da avere paura anche di chi ci dovrebbe proteggere, c’è da avere paura ad essere dalla parte della ragione, o della Legge, in una dimensione priva di Legge, o di una sua applicazione del tutto umorale, contingente, casuale, più esito di un favore, di un privilegio che tocca alcuni ed altri no, che di un Diritto universale, che agisce automaticamente e indistintamente, ma la Dea Legge simbolizzata dalla Bilancia si è trasformata in bendata Dea Fortuna nella Lotteria dei Diritti casualmente applicati, se non del tutto negati. Roma ladrona? Forse ormai è proprio il caso di dirlo, ma la Roma Antica, quella degenerata, putrefatta, nella sua fase ultimale, folle, burocratica, nepotista e lunatica, la fase in cui l’Impero stava morendo sotto il peso del Vizio (vedasi Lacerenza, puttane – pardon, escort, creator… non si può mica offenderle usando un linguaggio non Politically Correct… – cocaina ostriche clienti Vip tra cui insospettati Giornalisti e champagne… e grandi dosi di imbecillità – IL CULTO DEL LUSSO, L’IMPERO DELL’ESTETICA SVUOTATA DI ETICA, per cui dei poveri attivisti di Ultima Generazione, innocui adolescenti animati da ideali alti e non violenti, vengono trattati da pericolosi terroristi solo per aver “profanato” il templio del Lusso, il simbolo del Potere Vuoto, versando un po’ di vino per terra nel ristorante di Cracco, non sia mai fatto un tale ATTACCO ALL’INTEGRITA’ DELLO STATO, CRACCO E’ LO STATO). Vi sarebbe alla base una disperazione da mancanza di valori, l’effetto di una favelizzazione di stampo sudamericano, che vede nell’estetica portata agli estremi un rimedio alla mancanza dell’etica, o del principio di realtà, che in maniera del tutto insospettabile, ci era già stato imposto dagli Stati Uniti con i racconti vuoti, privi di senso morale, ma dotati unicamente di grande impatto estetico, di Raymond Carver. Giustamente, qui in Italia nessuno della grande editoria ha voluto cogliere invece la lezione profondamente morale di Breece Dexter John Pancake, uno scrittore contemporaneo a Carver, stroncato dal suicidio che, se fosse stato maggiormente diffuso nella coscienza di massa, avrebbe certamente contribuito ad arginare la GENTRIFICAZIONE MORALE E CULTURALE dei nostri tempi.

In effetti, ogni cittadino rappresenta lo Stato, tanto Cracco quanto la povera novantenne svillaneggiata dagli skaters inglesi. Solo che rappresentano due pesi diversi di tale stessa rappresentazione: Cracco ha dalla sua parte il peso dei soldi, la vecchietta non ha alcun peso, un peso di alcun genere da mettere sulla bilancia della Legge. Per cui, una semplice offesa del tutto innocua e praticamente simbolica a Cracco, scatena una rappresaglia di Polizia che non ha reali proporzioni all’offesa, se pensiamo che la Polizia stessa non scatena alcun provvedimento a tutela di una vecchietta povera e senza diritti che è stata messa deliberatamente in pericolo di vita, altro che offesa simbolica, potevano sbatterla a terra a farla secca e farla franca, i tre bastardi venuti da London in UK a fare le loro scorribande qui da noi, dove la Legge non esiste. Dove sta quindi l’equità della Bilancia della Dea Legge? Non è che il piatto sui cui vengono posati i soldi fa pendere il Diritto più dalla parte del riccastro di turno, che da quella del cittadino anonimo, povero contribuente costretto magari a indebitarsi per pagare le tasse a fronte di servizi inesistenti, fra cui quello che dovrebbe garantire la sua sicurezza?

Nel momento in cui una ventina d’anni fa Silvio Berlusconi ha ridotto la categoria metafisica del Cittadino (che rimanda al concetto trascendente di Polis) a quella reificata del Consumatore (che rimanda al Supermercato), si è posto in essere un processo degenerativo che – non arginato in alcuna maniera dalla Cultura (ormai in mano a editori scrittori giornalisti e intellettuali fasulli e non servi, ma semplici inservienti di sala o uomini delle pulizie) da una totale assenza dei sindacati e di una Sinistra degna di questo nome – ha fatto sì che i trascendenti ideali della Costituzione venissero sostituiti dal potere d’acquisto dei soldi, e più il “consumatore” “cittadino” ha potere d’acquisto, più ha Diritti garantiti (Sanità, Sicurezza, Istruzione, Dignità del Lavoro, Trasporti, Equità della Legge), ovvero, comprati un tanto all’etto su un qualsiasi bancone di supermercato (e mi viene il sospetto che i cosiddetti Diritti Civili della Sinistra Fuxia, l’ossessione politicamente corretta per un universalismo incentrato su diritti del tutto inessenziali, i quali determinano un intero programma politico, ovvero, di marketing, sia la risultante di una collusione della Sinistra col Capitale che nega i Diritti Reali, ma distraendo l’opinione pubblica da questa sua inclinazione vergognosa, egoista, perversa, infantile, come la manipolazione delle feci da parte del bambino). Ma diciamolo pure: ormai politica informazione spettacolo serie tv internet arte cultura salone del libro mostre insignificanti acchiappa soldi a palazzo reale musei da aperitivo artistico mostre immersive e luminescenti sono tutto un gran rimestar merda, e un trarne anche piacere, piacere scatologico di avere le mani immerse nella merda (anche questa è una forma di Estetica e di Sessualità). Il potere della merda, o MERDOCENE, secondo la definizione di Cory Doctorow. A un’unica cosa serve tutto questo APPARATO: a ridurci schiavi della merda, e non solo: a pagarla a peso d’oro (processo alchemico riuscito con successo: la trasformazione della merda in oro, in fondo è quanto sta già avvenendo con la trasformazione dei rifiuti in fonte di guadagno immenso per le amministrazioni pubbliche e la mafia, col contributo dei Nostri poveri e pochi soldi in Tari, sacchetti biodegradabili sempre più cari, costo della spazzatura già compreso nel prezzo di vendita del prodotto maggiorato dal costo della confezione che finirà in spazzatura, un giro di soldi che si autoalimenta, che si autogiustifica con scuse del tutto smascherabili di tipo ambientalista, ma dove a pagare il prezzo più alto, in raggiro e in soldi, è il solito cittadino onesto e turlupinato dall’apparato della DITTATURA AMMINISTRATA).

Da quando è stato deciso che non siamo più Cittadini ma Consumatori, lo Stato non è più un ente giuridico governato da Leggi trascendenti, ma un supermercato con un Amministratore Delegato che impone il prezzo dei prodotti, ovvero, delle sue regole interne (che non sono più Leggi, ma contratti commerciali, clausole vessatorie a capo di transazioni in cui l’oggetto dello scambio è il Diritto, la Giustizia, la Legalità).

Esse soggette non all’immutabilità – platonica – dei Valori, delle Idee, ma alla transitorietà della materia, dei soldi, dei flussi economici. Cambia l’economia, cambiano le esigenze e i metodi subliminali di sfruttamento e di dominio della popolazione, cambiano le regole. Un processo che segue lo stesso andamento dell’inflazione economica, di solito al rialzo.

Dominio della Materia, completo asservimento alla regola satanica dell’ignoranza e della aleatorietà di regole in mano a un unico despota che può decidere il bello e il brutto tempo, a suo piacimento, anche a seconda del suo umore. Morte della Democrazia, che resiste solo come facciata di un edificio internamente decrepito.

Gli scrittori e intellettuali di un tempo avevano sempre vissuto sulle Scogliere di Marmo, non coltivando la passione della botanica, ma quella per la cultura. Non solo nella realtà che stava là fuori, ormai, ma anche infiltratasi nei loro sogni notturni, la Dittatura del Forestale era cosa reale, la vivevano e la respiravano, la sognavano e li perseguitava, e stava distruggendo le basi di quel loro mondo. La individuavano nei volti, in quelle sottili, e difficilmente registrabili razionalmente, espressioni di follia, di bipolarità che solo un lungo studio, una lunga esperienza umanistica e classificatoria e una sensibilità quasi soprannaturale permetteva loro di cogliere anche in uno sconosciuto, incrociato per una frazione di secondo, al bar o sul marciapiedi, di intuire quel furore trattenuto nella luce sinistra del suo sguardo. Tenere a bada, dominare queste sensazioni, era il primo principio cardine da osservare, per non impazzire a loro volta. Ormai vivevano la tensione di una burrasca, in una navigazione solitaria. Erano allo stremo delle forze. Come i vecchi marinai, si erano legati al timone, per evitare che le ondate li strappassero alla tolda e li gettassero in mare. Non è una metafora, era realtà. Il legaccio che li teneva saldi, era qualcosa di sottile, di metafisico, eppure forte, quanto una fortissima corda. Era la saldezza con cui non rinunciavano alla propria posizione, la fiducia nella giustezza dei propri processi mentali, nella propria creatività, anche se da tempo bistrattata, e mai con l’intensità e l’ostilità ormai dichiarata apertamente degli ultimi anni dopo la pandemia. Un principio stoico imponeva loro nonostante tutto il rigore della forma, l’ordine espositivo dei pensieri e nei loro scritti, in un momento in cui regnava il caos, il cui la letteratura era diventata il dominio incontrastato dell’ignoranza formale, della confusione mentale, dell’incoerenza che guidava non solo la penna di sedicenti scrittori, ma dell’intera società, gente comune, impiegati di medio o alto livello, dirigenti e politici, professori universitari, una società allo sbando per perdita di struttura e coesione interna ai propri processi mentali. Qualcosa, qualcuno, l’aveva prodotta, a partire da chi amministrava la cultura, e in primis l’editoria. Durante le notti di pioggia sferzate dal vento, udivano colpi ed esplosioni provenire dalla strada. Fatta più attenzione, si accorgevano che erano spari di rivoltella. Per strada allora notavano più facilmente i tanti bossoli di rivoltella disseminati sui marciapiedi, insieme a una massa inarginabile di vetri rotti. Nemmeno negli Anni di Piombo, in pieno terrorismo, era usuale rinvenire in una giornata normale in un normale contesto cittadino, dove girano bambini famiglie e pensionati, grappoli di bossoli di rivoltella magari all’ingresso di un negozio dove stai entrando per prendere un etto di pane o una lampadina. La normalità che accompagnava la scena, ovvero, la ricostruzione di quanto poteva essere accaduto a causa di quelle esplosioni, generava un senso di smarrimento, di instabilità. Le fondamenta su cui si reggeva la Democrazia stavano evidentemente cedendo, in maniera così silenziosa, normale, da non destare allarme. Eppure gli scricchiolii strutturali dell’edificio erano avvertibili. Ma la maggior parte della gente, compresi giornalisti, scrittori, intellettuali venduti al sistema, o non li avvertivano, o li negavano. A certi livelli di potere, quando sei dentro ad una certa struttura, ti conviene tacere, assecondare, renderti complice. Al contrario, verresti individuato subito come nemico. E di conseguenza eliminato algoritmicamente. Non c’era più alcun spazio per il dibattito, il contraddittorio era vietato. Il contraddittorio era e sarebbe tuttora stato l’anima della cultura, l’anima del processo logico aristotelico. Ma la logica era stata eliminata in nome di una violenza irrazionale, primitiva, tribale, appropriativa: la logica materialista del Forestale, per cui solo soldi materia e volgarità erano Legge.

Nel vecchio mondo intatto in cui vivevano coltivando le forme più alte del sapere, ancora non intaccatto dalle forze disgregative indotte dal Forestale, gli intellettuali vivevano in uno spazio di azione in cui il Pensiero era consentito. La loro vita si svolgeva come quella di tutti. Nonostante la presenza di ideologie, di apparati violenti in lotta interna, la vita nel vecchio Mondo era ancora regolata da un Principio di Realtà che non minava la natura del Pensiero, dei processi interni alla loro Mente. Esistevano i cosiddetti malati di mente, coloro i quali subivano una alterazione del Principio di Realtà, ma le due dimensioni erano separate e ben riconoscibili. Vigeva un ordine gerarchico nei processi mentali, tale per cui chi non possedeva più un pensiero logico in quanto alterato, veniva messo in condizione di non nuocere alla Comunità. Tuttavia – per quell’invalso diritto a poter pensare, dissentire, alimentare il contraddittorio – anche all’interno di quella gerarchia si era formata una corrente di dissenso, che si chiamava Anti Psichiatria, che sosteneva non esserci alcuna malattia di mente, alcun diritto da parte della maggioranza di isolare e curare i malati di mente. Gli anti psichiatri sostenevano che la malattia di mente era il risultato concettuale di un uso del Potere da parte della maggioranza politicamente e economicamente autorizzata a farlo, per schiacciare, isolare, togliere diritti a una minoranza indifesa.

La psichiatria ufficiale era in quel vecchio mondo andata avanti per la sua strada per molti decenni. Con alterne vicende politiche, aveva via via assunto posizioni più o meno permissive. Ma non aveva fondamentalmente rinunciato al suo uso del potere, sia farmacologico che diagnostico, al fine ancora di mantenere in essere una separazione fra le due realtà, quella dei sani e quella dei malati, a protezione della prima dai secondi.

Passano molti anni, e a un certo punto il vecchio mondo viene stravolto da una terribile Pandemia.

Dopo cinque anni di assestamento post pandemico, si iniziano ad avvertire i primi effetti mentali della pandemia. La gente manifesta sintomi sempre più diffusi e incontrollabili di follia. Una follia molto diversa da quella dei vecchi malati di mente di quel vecchio mondo andato ormai in frantumi, una follia attraversata dalla violenza eterodiretta, dalla rabbia, dalla furia pantoclastica. Anche i criteri diagnostici dovevano essere aggiornati, ma gli psichiatri non sapevano da che parte prendere il toro per le corna, non avevano gli strumenti mentali per poter far fronte a una tale emergenza.

Fu così che il Forestale diede loro una buona idea. Quella di cambiare il nome alle cose, per cambiare la natura delle cose, non farle più esistere, cancellarle.

La psichiatria ufficiale decise così di mettere mano al DSM – il manuale diagnostico universale delle malattie mentali – e di depennare molte malattie in passato classificate, che erano evolute in una forma ormai incontrollabile e non curabile. La forma clinica era variata, ma quella psicopatologica sottostante non aveva cambiato la propria natura, era solo evoluta in manifestazioni più pericolose, clinicamente caratterizzate da sfumature in più o in meno, ma non da un mutamento del quadro psicopatologico. Fu facile, allora, togliere quelle malattie dall’elenco delle forme fino allora considerate patologiche, e il problema fu risolto. Fu risolto con un intervento quantitativo, che non affrontava la qualità del problema. Non c’era più bisogno alcuno di intervento, di cura, di sedazione. Al massimo diveniva un problema di ordine pubblico, di Polizia (che costava meno, ed era più efficace nei risultati – meno farmaci, meno interventi lunghi e costosi di psicoterapia, più arresti e manganellate, che si risolvevano in un immediato rilascio, perché le galere erano piene, e una corrente interna alla Magistratura stava contestando l’uso stesso della prigione. Così si creava un caos che né la psichiatria né la polizia poteva, o voleva più contrastare.)

A questo punto alcuni intellettuali di quel vecchio Mondo andato in frantumi iniziarono a farsi delle domande. A chiedersi in che misura il Potere avesse determinato tutto questo, per poi lavarsene le mani. In che misura il Potere avesse preso la decisione di stravolgere l’armonia sociale, economica, mentale, buttando deliberatamente un sasso nel formicaio, gettando le povere e ignare formiche nella disperazione e in una guerra delle une contro le altre, una guerra civile all’interno del formicaio.

Man mano che queste domande iniziavano a circolare, il Potere iniziò a indicare quegli intellettuali scettici e non allineati come pazzi o pericolosi per il nuovo sistema privo di pensiero che si era costituito. Veniva introdotto il Reato di Pensiero, la lunga mano della censura su televisioni, libri, giornali, i vecchi intellettuali venivano sostituiti da altri, più giovani e facilmente piegabili, corrompibili, che non contestavano nulla, che avevano rinunciato alla vecchia forma del mestiere di intellettuale, e si erano alleati al Potere (divenendo cosiddetti intellettuali di Corte, o ciambellani, oggi detti anche portaborse).

Libri e giornali erano man mano stati svuotati di senso, e ridotti a un cumulo di parole, di trame vuote, che non avevano più la funzione di scuotere le coscienze, ma esattamente quella opposta: di addormentarle.

In aggiunta agli psicofarmaci creati dall’industria farmaceutica, iniziavano a circolare potenti e meno riconoscibili psicofarmaci creati dall’industria culturale e dall’informazione, libri giornali e serie tv (ma anche mostre immersive, eventi culturali, concerti) che toglievano le forze, interrompevano il flusso dei pensieri, delle possibili domande, sedavano ogni inquietudine, arginavano le troppe richieste sui reali diritti, inducendo credenze false, manipolate, che calmavano come benzodiazepine, o addirittura come droghe.

Alcuni di questi vecchi intellettuali, sempre più messi ai margini e messi a tacere, iniziavano a capire che la Pandemia era stata un bene, perché aveva portato allo scoperto le vere intenzioni del Potere. Obbligando ad adottare altri schemi di pensiero per difendersene.

Per difendersi dal condizionamento, alcuni fra questi vecchi intellettuali sopravvissuti al naufragio, avevano rispolverato i vecchi testi di Anti Psichiatria. Capendo finalmente che quelle concezioni erano giuste. Così come la vecchia psichiatria aveva etichettato come folli i vecchi malati di mente, il Forestale stava oggi etichettando come folli tutti quelli che la pensavano diversamente da lui, per zittirli, isolarli (adottando in primis una potente censura). Finalmente avevano capito che l’uso di questa etichetta o diagnosi, cambiava col cambiare del clima politico ed economico, cambiava a seconda di come tirava il vento, a seconda di come mutavano le esigenze di chi deteneva il potere.

Mentre la follia vera dilagava per le strade, mentre il crimine agiva fuori da ogni controllo, mentre la psichiatria ufficiale aveva relativizzato la malattia mentale depennandola, la censura ideologica aveva creato dei nuovi pazzi, si era eretta a guardiana del Pensiero Ammesso, facendo passare per folli gli intellettuali non allineati, non pubblicando i loro libri, bloccando la circolazione delle loro idee. D’altra parte, una magistratura che si accampava come democratica, aveva deciso di essere più morbida coi criminali.

Il vero Crimine era diventato il Pensiero. Sotto la dittatura del Forestale, era vietato pensare.

L’Inconscio tentava di mandare loro nel sonno messaggi in una forma linguistica che si dissolveva al riaprirsi degli occhi. La delusione dell’aver perso un pesce che pure era stato agganciato all’amo, era grande in loro, e si accompagnava a una ulteriore consapevolezza. Il Linguaggio corrente, il Linguaggio dell’Io (che era lo stesso del Potere e della Scienza Ufficiale), evidentemente, non era più in grado di supportare quei messaggi, che giungevano in una forma cifrata, una Forma alterata dallo stato di coscienza. Era dunque necessario attivare anche nella veglia Quegli Stati di Coscienza, in modo da poter accedere ai messaggi. Da qui un’ultima estrema forma di Salvezza.

L’insegnamento contenuto nella Tradizione non esclude il principio del morire, morire in continuazione per rinascere in continuazione. Ci sono molte forme di auto-morte. Ognuno deve cercare quella più adatta a sé. Non c’è una ricetta per tutti, tutti hanno alle spalle storie materialmente diverse, che implicano auto-morti simbolicamente diverse. Era divenuto urgente affrontare questo problema, o la morte vera, quella fisica, poteva vincere. Invece della auto-morte simbolica, molti stavano praticando la via di quella fisica. Ed era ciò che il Potere voleva. Innanzitutto neutralizzando il Pensiero e il Linguaggio, tagliando fuori l’Essere e gettandolo nel Nulla.

 

 

Bibliografia essenziale per sviluppare le potenzialità del Cakravartin che è in te:

Paolo Sylos Labini: Ahi serva Italia

Julius Evola: Cavalcare la tigre; Lo yoga della Potenza

Marco Revelli: Le due destre

David Cooper: La grammatica del vivere

Giuseppe Martini: Lo psicotico come filosofo che interroga la realtà

Timothy Leary: Caos e cibercultura

Wilhelm Reich: La rivoluzione sessuale

Alexander Lowen: La spiritualità del corpo

René Guénon: Il regno della quantità e i segni dei tempi; Gli Stati Molteplici dell’essere

Alexandre Koyré: Riflessioni sulla menzogna politica

Alan Sorrenti: Figli delle stelle

Deep Purple: Child in Time

Led Zeppelin – Stairway To Heaven

Ernst Jünger: Le api di vetro; L’Operaio L’Anarca Il ribelle; Sulle scogliere di marmo

John Steinbeck: Pian della tortilla; Uomini e Topi

Townes Van Zandt: Waiting ‘Round To Die

Jean – Paul Sartre: La nausea; L’esistenzialismo è un umanismo

John Milton: Il paradiso perduto

Sergio Perosa: L’ isola la donna il ritratto. Quattro variazioni

Pietro Citati: Il male assoluto

Herbert Marcuse: Eros e Civiltà

Otto Weininger: Sesso e Carattere

Mario Praz: La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica

Nathaniel Hawthorne: La lettera scarlatta

Stephen King: L’ombra dello scorpione

Sigmund Freud: Tre saggi sulla teoria sessuale

Jean Bergeret: La personalità normale e patologica

Otto Rank: Il trauma della nascita; L’artista

J. G. Ballard: Hello America; Millenium People

Don DeLillo: Great Jones Street

Edoardo Weiss: Struttura e dinamica della mente umana

Simone Weil: La condizione operaia

Mario De Micheli: Le avanguardie artistiche del Novecento

Hannah Arendt: Vita activa

Jules Michelet: L’amore

Renzo Paris: Il mito del proletariato nel romanzo italiano