L’Amante di Marguerite Duras: Un Viaggio nella Follia e nella Rinascita
Descrivere un capolavoro come “L’Amante” di Marguerite Duras è un’impresa impossibile. È un romanzo che sfida ogni convenzione, destrutturando la narrativa lineare e borghese a cui siamo abituati nei romanzi più commerciali. In poco più di cento pagine, si racconta la vita epica di una famiglia borghese decaduta, costretta alla miseria nelle colonie francesi del sudest asiatico, accanto al fluire misterioso del fiume Mekong.
Il Mekong, sebbene raramente nominato, diventa il vero protagonista, anima del tempo e nume malefico in uno spazio abitato da contadini poveri, coccodrilli e zanzare, avvolto in una quiete paralizzante e densa di follia. La follia di una madre, di un fratello maggiore, di una bambina costretta a prostituirsi a 15 anni per autodeterminarsi dalla madre, sfuggire alla miseria e non impazzire del tutto.
L’incontro con l’amante cinese, più grande e impaurito, segna il destino di entrambi. La loro relazione, clandestina e appassionata, è pervasa da toni perversi e degradanti, consapevoli che non ha futuro. Consumano il loro amore famelicamente, sull’orlo del pianto, immersi in tremori angoscianti, Eros e Thanatos uniti nel letto di una stanza segreta, nel cuore ronzante della metropoli, fra ombre, voci e stridori, nello squallore malarico.
La bambina, indossando un cappello maschile e scarpe dorate, simboli di una vita da prostituta, si ribella al passato borghese e all’accettazione passiva della miseria. La madre, purtroppo pazza e amata, rappresenta il retaggio di una vita borghese, con l’amore per il decoro e lo studio.
La scrittura di Duras è una rivolta contro il mondo borghese, resa in controluce nei dettagli semi-allucinati. Le immagini evocate sono come quadri astratti, capaci di raggiungere i centri nervosi del lettore e paralizzarlo. La rinascita della bambina, attraverso un atto traumatico di auto-sacrificio, rappresenta la liberazione dai fantasmi borghesi, dal senso di colpa e dalla nevrosi.
Il fiume scorre lento, divorando il tempo e le esistenze, generando e divorando incubi. La scrittura di Duras, veloce e potente, dipinge un quadro esotico e misterioso, immergendo il lettore in un ambiente immobile e sinistro. “L’Amante” è un viaggio nella follia e nella rinascita, un’opera che sfida le convenzioni narrative e lascia un’impronta indelebile nella mente di chi la legge.