Il covid come annuncio della fine
Si sente dire da più voci che “dobbiamo mettere a profitto questo lockdown per capovolgere il Sistema delle cose e andare incontro a un futuro diverso”. Sembra essere la controlitania dell’ottimismo, pensata come vaccino contro il dilagante pessimismo. Molti di questi sostenitori del covid come occasione, sono dirigenti di aziende ed enti pubblici. I ristoratori e i liberi professionisti dei settori toccati dalla chiusura non si esprimono mai in questi termini. Sono terrorizzati dal covid. Molti di loro hanno perso tutto, e dormono su un cartone per strada. Nell’insieme, queste due categorie sono l’espressione di un Paese spaccato. Con la base lavoratrice ridotta alla fame, e una classe intellettuale più garantita che rischia di divenire il nuovo polo di una discordia sociale, il parafulmine del malcontento popolare, che vedrà sempre di più nelle élites dirigenziali, e colte, il male assoluto – come avvenuto nell’America di Trump – con conseguente ulteriore discredito della cultura.

La barbarie è alle porte. E’ una previsione che giunge da chi, facendo cultura, ammette anche il suo attuale fallimento. Il covid non solo ha smantellato l’economia, ma ha anche eroso quella parte sottile dei pensieri delle persone, che va sotto il nome di etica, di partecipazione, di impegno e condivisione: in una parola, cultura, cultura della collettività (non c’è più collettività, siamo tutti atomi separati e in lotta tra di loro). La pandemia non ci ha per nulla migliorato nei rapporti con gli altri, anzi li ha peggiorati, li ha resi drammaticamente oppressivi. Stiamo scivolando in quella che potremmo chiamare la nuova era dello schiavismo.
Il lavoro era diventato difficile già durante la crisi economica. Ma oggi è diventato disumano e tirannico. Questo scenario si rifletterà su tutti Noi per molti anni. Cambierà le Nostre abitudini e il carattere delle persone. Renderà la società sempre più incattivita, e i rapporti sociali sempre più tesi.
C’è una parte della élite colta che non si allinea al buonismo fatuo e vuoticcio della vie en rose: mi riferisco ad Autori come Franco Bifo Berardi, e, leggendolo, penso che ci voglia, di questi tempi assediati da tonnellate di zucchero melassa e cioccolatini da diabete alle stelle, un po’ di sano vetriolo. Berardi afferma che stiamo per assistere al crollo definitivo dell’ordine economico globale (e fin qui, certi marxisti potrebbero essere anche contenti), ma aggiunge anche che l’uomo – lungi dall’essere capace di erigere un alternativo mondo green, democratico e libertario sulle macerie del capitalismo – si dirigerà presto verso un inferno politico e militare essenzialmente caotico, perché il caos è il vero dominatore dell’era della pandemia, caratterizzata soprattutto dallo strapotere del virtuale e dallo sprofondare in una epidemia di solitudine.
Abbiamo anche sotto gli occhi il degrado della cultura: la cultura del nulla e del superfluo ha generato una grande povertà intellettuale. Il Mondo ha esaurito la propria Anima. Il domani dovrà confrontarsi con la tirannia di un sistema in declino, schiavo del futile e dell’alienazione.

Il covid come annuncio della fine
antropocene

Non siamo tanto lontani dagli scenari dipinti da scrittori come Anthony Burgess e James G. Ballard nei loro libri di fantascienza, scritti negli Anni ’70 con uno sguardo molto anticipatore su quello che, secondo loro, sarebbe potuto essere lo sviluppo dell’Umanità: una società in balia di una tecnologia oppressiva e spersonalizzante, accentramento del potere economico, oscuri totalitarismi, psicosi di massa, caos e violenza generalizzati. Con il covid, stiamo infatti assistendo all’impressionante rafforzamento del capitalismo delle piattaforme e delle aziende digitali, a una progressiva migrazione della vita sociale e lavorativa nella dimensione virtuale, a un pericoloso processo di assuefazione, da parte delle persone, al controllo offerto dai big data, e alla iper-censura dettata dagli algoritmi.

Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte e Ferdinando Sanfelice di Monteforte, in un libro scritto per Mursia (Il mondo dopo il covid 19), pubblicato nel 2020, affermano che i gruppi jihadisti e anche alcuni movimenti dell’estremismo violento di destra, che cavalcano la rabbia di alcune fasce di popolazione (si vedano le tensioni nella campagna presidenziale statunitense del 2020 e le manifestazioni che stanno interessando in modo violento le piazze italiane e europee), stanno traendo evidenti vantaggi dalla pandemia, volgendo in proprio favore il disagio sociale ed economico che il virus e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione stanno provocando.

Il covid come annuncio della fine
Una persona senza fissa dimora viene assistita dai volontari dei City Angels in zona San Babila a Milano.
MATTEO BAZZI / ANSA
Il covid come annuncio della fine
Milano rivolta anti dpcm covid 26 ottobre 2020
Stiamo entrando nell’era dell’estinzione. Il futuro ci prospetta un’unica conclusione lineare, l’estinzione. E sovrappopolazione, inquinamento, riscaldamento globale, riduzione dello spazio abitabile, moltiplicazione delle spese militari, proliferazione di guerre, epidemia psicotica, non fanno altro che implicare e confermare come realistica questa prospettiva. Eppure, Bifo Berardi è anche convinto che l’inevitabile spesso non si realizza, perché l’imprevedibile tende a prevalere.

Il covid come annuncio della fine

Nero Edizioni, 2020

Il covid come annuncio della fine

©, 2021

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