LILLIAN FADERMAN storia del MOVIMENTO LESBICO lgbt

 

un incontro e un libro sul movimento lesbico negli USA
Her sweet weight on my heart a night
(Emily Dickinson 1830-1886)
Fu l’amore per questa poetessa americana e questo verso che indussero Lillian Faderman a indagare e a interrogarsi sulla relazione tra Emily Dickinson e Susan-Sue Gilbert, divenuta poi sua cognata – così LF ci dice subito, all’inizio del suo intervento, nell’incontro che si è tenuto a Torino il 18 giugno 2006. Scoprì allora, dalle sue ricerche, che nelle lettere tra le due donne, scritte intorno al 1856 e pubblicate nel 1920 dalla nipote Martha Dickinson Bianchi, vi erano delle censure, ossia erano state omesse delle frasi quali:  ‘e sarai mia e mi bacerai come solevi fare?’oppure ‘e sento adesso che devo averti  e che le aspettative  ancora una volta di vedere il tuo volto mi rendono calda e febbricitante….’  che, a suo avviso, erano significative per chiarire la natura del loro rapporto. Rapporto d’amore? ED era innamorata della sua amica Sue Gilbert? E perché la censura nella pubblicazione delle lettere?
Queste domande, e altre che ne seguirono, condussero definitivamente LF alle sue ricerche sul movimento lesbico, a metà degli anni ’70:‘ Mi pareva che all’epoca i tempi fossero maturi perché c’era una nuova ondata di femminismo negli USA ed erano attive molte lesbiche e ho pensato che fosse molto importante esplicitare il contesto storico di questa letteratura’ e più avanti:´Devo dire che ho scritto di storia lesbica quasi fosse una sfida, ho scritto con la rabbia e la passione della gioventù, ho scritto la storia rintracciando, percorrendo i passi che mi hanno portata a quando mi era stata negata una storia nel 1956, anno in cui mi sono dichiarata’.
LF ha pubblicato la sua autobiografia Naked in promised land (Nuda-sprovveduta nella terra promessa)  (Houghton Mifflin, Boston 2003) in cui traccia il suo percorso di vita attraverso le vicende che caratterizzarono il suo essere lesbica.
L’auto-bio-grafia vede una protagonista il cui nome cambia in corrispondenza del mutamento della propria vita, così all’inizio è Lilly come la chiamavano la mamma e la zia nell’infanzia povera di immigrate ebree negli USA, poi diventa Lil quando adolescente frequenta bar gay, fa la stripteuse e ha la sua prima amante, la cui attività –scoprirà- è connessa alla prostituzione. Ma, infine, diventa Lillian, studentessa di college, che ottiene il dottorato e diventa docente universitaria e poi rettora del college California State University, Fresno.  Stabilisce, nel mentre, una relazione con Phyllis che dura tuttora, dopo  35 anni, e ha un figlio, Avrom, ottenuto per inseminazione artificiale nel 1974.
Studi ed esperienze della sua vita personale troveranno spazio e necessità  nei tre libri: Surpassing the Love of Men (Morrow, New York 1981), Odd Girls and Twilight Lovers ( Columbia University press, New York-Oxford 1991) e To Believe in Women (Houghton Mifflin, Boston 1999), dei quali Margherita Giacobino ha scelto, tradotto e commentato con dense introduzioni alcuni capitoli confluiti nel libro appena pubblicato Una Storia Tutta per Noi ( Il Dito e la Luna, 2006).
Surpassing the Love of Men*( Al di là dell’Amore per gli Uomini)  è il libro a maggiore impianto storico che si prefigge di contestualizzare storicamente e teoricamente quello che LF definisce prima proto-lesbismo e poi lesbismo.
La domanda che insegue LF e a cui vuol dare, a se stessa e alla lettrice/lettore, una risposta è: quali sono stati  i motivi per cui nel tempo intercorso tra la lettera di ED a SG nel 1856 e il 1920 ( anno della pubblicazione delle lettere a cura della nipote MDB) e oltre quando, 100 anni dopo, lei si dichiarò lesbica e ancora sino agli anni 1970, l’atteggiamento della società anglosassone (questa è soprattutto l’area dei suoi studi) da neutra-non ostile diventa di disapprovazione e negli anni ‘50 anche persecutoria verso l’omosessualità?
Sino a metà circa del XVIII secolo, si legge, le cosiddette  ‘amicizie romantiche’, ossia gli stretti legami affettivi tra donne, non erano osteggiate anzi venivano quasi favorite, considerandole ‘rapporti di una qualche formazione-educazione sessuale’ in vista del matrimonio; matrimonio inevitabile, allora, almeno per le donne della media e alta borghesia le quali, non essendo autosufficienti economicamente, vedevano semplicemente sostituita la figura e la funzione di sostegno del padre con quella del marito. Tali rapporti, pertanto, erano ovviamente temporanei dato che, salvo rare eccezioni, terminavano con il matrimonio tradizionale.
Ma – sottolinea LF – le amicizie romantiche non minacciavano l’essenza, il tessuto eterosessuale della società: nessuna donna chiedeva più diritti o più indipendenza di quanta gliene fosse concessa.
Nella seconda metà del XIX secolo (gli anni ’60 e ’70), invece, molte donne, soprattutto della media borghesia, avevano intrapreso delle lotte, avevano combattuto per ottenere maggiori diritti e la possibilità di lavorare; vi era stato un primo femminismo: le università si erano aperte alle donne e docenti donne venivano assunte nelle stesse università. La conseguenza fu che molte donne divennero economicamente autosufficienti e, quindi, le donne che amavano altre donne poterono intraprendere relazioni durevoli: relazioni che vennero definite matrimoni bostoniani.**
Queste nuove relazioni, a differenza delle cosiddette amicizie romantiche, erano disapprovate in quanto queste donne erano fra le più combattive nel chiedere diritti e indipendenza e, quindi, rappresentavano  una minaccia al tessuto sociale eterosessuale.
Un’altra ragione, che individua LF, al cambiamento dello sfondo alle amicizie romantiche è lo sviluppo della scienza nell’ultimo XIX/inizio XX secolo, che tendeva a razionalizzare tutto, a codificare/categorizzare, quindi, anche i comportamenti sessuali degli individui in normali e a-normali. Così i sessuologi definirono l’inverted (invertita/o), ossia una persona che amava una persona del medesimo sesso, come : uomini intrappolati in un corpo di donne oppure donne intrappolate in corpi di uomini. E, in tale definizione non includevano soltanto le donne omosessuali attive ma anche semplicemente le femministe considerate ermafrodite mentali. Quale donna normale, infatti, avrebbe chiesto altri diritti che non fossero quelli della casa?
All’inizio del XX secolo, quindi, l’amore tra donne non è più considerato un’amicizia romantica, accettabile dalla società eterosessuale, ma una a-normalità: diventa una patologia.
È quindi l’insorgere dell’indipendenza femminile – donne che possono vivere in modo indipendente, scegliere di vivere con altre donne, non sposare un uomo –, conclude LF, che porta alla sfida sociale e al diverso atteggiamento verso ciò che era stato considerato socialmente innocuo: l’amicizia romantica.
Odd Girls and Twilight Lovers – A History of Lesbian Life in Twentieth Century America (Strane ragazze e amanti crepuscolari- storia della vita lesbica  nell’America del XX secolo).
Il titolo del libro Odd Girls…fa riferimento a quella letteratura, cosiddetta pulp lesbico, che LF leggeva negli 1956 quando si dichiarò lesbica e viveva in quella subcultura operaia da bar gay.
La scrittrice dice: ‘eravamo alienate al di fuori di questo ruolo e io trovavo un certo conforto in questi libri in cui c’erano scene d’amore tra donne: donne che si baciavano e donne che facevano l’amore con altre donne, anche se i libri finivano con il suicidio o con il ritorno della protagonista  all’eterosessualità.’
MG nell’antologia  Una storia tutta per noi dà spazio sia al tema delle persecuzioni che subirono gli/le omosessuali nel periodo del maccartismo sia  al tema delle cosiddette subculture lesbiche negli anni ’50 e’60. ‘Subculture perché ce ne furono diverse e legate a fattori di classe e di età’, scrive LF ‘Le lesbiche della classe operaia sperimentarono una società lesbica molto diversa da quella delle lesbiche più anziane della classe media e alta’. Le lesbiche della classe operaia avevano il loro centro nei bar gay che potevano frequentare anche vestendosi con abiti maschili, fatto allora proibito e perseguito penalmente. Ma, nello stesso tempo, questi bar erano la scena in cui si recitavano i  ruoli che le lesbiche americane si sceglievano nel gioco di coppia  butch-femme (maschiaccio-donna) in una replica della coppia eterosessuale. E si doveva scegliere uno o l’altro ruolo per non finire nel ruolo indefinito di kiki  così da essere, in qualche modo, disprezzate dalla stessa comunità lesbica: ‘Quelle che non si adeguavano venivano guardate con disprezzo, come gente che non sapeva quello che voleva’, dice un’abitante del Greenwich Village di New York intervistata a proposito da LF. Questa rigida divisione dei ruoli durò sino alla fine degli anni ’60 quando tra gli eterosessuali andò di moda l’unisex.
Le donne delle classi media-alta –considerate nella maggior parte kiki – non condividevano questa subcultura da bar gay: le relazioni di coppia butch-femme e il vestirsi con abiti maschili. Una di queste donne intervistata da LF dice: ‘Ero convinta che non potesse essere così semplice, che il maschile e il femminile non potessero essere due poli  così nettamente spartiti tra due donne. Non mi piaceva neanche tra uomo e donna, ma tra due lesbiche mi suonava molto strano’. Tra lesbiche operaie e quelle delle classe media-alta non vi fu mai grande comprensione: ‘…Non ho mai incontrato una lesbica che condividesse il mio interesse per i libri, le escursioni e la musica barocca…Eravamo semplicemente tutte e due gay…’ dice una donna lesbica intervistata da LF.
Le cose cambiarono negli anni ’60 quando…giovani donne istruite cominciarono a vivere da lesbiche…Con il risveglio del femminismo  e il movimento per i diritti civili, le donne  non erano così disposte ad accettare né lo stile eterogenderale butch-femme né quello nascosto e timoroso delle altre lesbiche’, conclude LF.
To Believe in Women – what lesbians have done for America (Credere nelle donne – Che cosa le lesbiche hanno fatto per le donne)
LF parla, durante l’incontro a Torino, di questo libro solo dopo aver indicato in sala la compagna, Phyllis, con cui condivide la sua vita da circa 35 anni.
Il mio  rapporto con Phyllis è stato/è assolutamente fondamentale nello svolgimento della mia attività di ricercatrice e di scrittrice. La tranquillità che ti dà questo tipo di relazione: condividere una vita quotidiana, dice LF, si traduce nell’energia che ti serve per svolgere il tuo lavoro. E ho scoperto che ciò è stato vero per molte coppie con una storia simile alla mia e di Phyllis.
Ciò che lei ha sperimentato/sta sperimentando personalmente nella sua relazione d’amore con Phyllis si è verificato nel passato, con i matrimoni bostoniani. Erano relazioni molto positive  che creavano un humus che induceva nelle donne la consapevolezza del proprio valore e permetteva di fare cose molto belle anche per le altre donne americane, in generale.
Le donne lesbiche, ad esempio, dettero contributi importanti al movimento delle suffragiste che ottenero il diritto di voto, per tutte le donne in USA, nel 1920. Inoltre  furono pioniere  nelle professioni considerate maschili, come il medico o il docente universitario; o inventarono nuove attività.
MG, nell’antologia Una storia tutta per noi, sceglie per esemplificare quanto detto la storia di due donne: Jane Addams e M. Carey Thomas.
Jane Addams*** fondò l’attività (1890)  dell’assistenza sociale negli Usa, sino allora inesistente, e poi la diffuse in tutto il paese; il suo progetto venne condiviso  prima con la compagna Ellen Starr, e poi, a lungo, con Mary Rozet Smith. ‘Jane poteva fare grandi cose, ma aveva bisogno di un amore personale  che la nutrisse e la mettesse in contatto con il lato più umano di sé’ scrive LF ribadendo così quanto ha appena detto in relazione anche alla propria storia personale.
  1. Carey Thomas è un’altra donna che ha lasciato segni importanti di sé. La sua attività  aveva l’obiettivo di creare le condizioni e di incoraggiare tutte le donne americane a intraprendere studi e lavori più corrispondenti alla propria intelligenza e ai propri talenti. Con l’aiuto della compagna Mary Garret  divenne rettora del college Bryn Mawr (1885), Pennsylvania, e usò il suo potere per organizzare e offrire alle donne un livello di insegnamento alto, confrontabile con i  più prestigiosi college maschili. M.Carey Thomas amò delle donne ma questa fu, se così si può dire, in parte una scelta intellettuale perché, da ciò che si legge nei suoi diari e nelle sue lettere, era convinta che ‘l’eterosessualità sarebbe stata incompatibile con quello che desiderava fare nella vita e si era, allora, costruita dei rapporti di convivenza, emotivi e sessuali con altre donne.
Ho dimenticato tutto quello che ho imparato a Bryn Mawr – ammette una ex-allieva intervistata da LF – ma rivedo ancora lei in piedi nella cappella che ci dice di credere nelle donne.’
Nel lavoro di ricostruzione della storia del movimento lesbico, aspetto sottolineato da Liliana Ellena nel suo intervento  e che personalmente condivido, si coglie l’intenzione di LF di farne una storia di relazioni non solo interni al lesbismo ma anche con i diversi movimenti che si batterono per ottenere maggiori diritti politici per le donne. In un tentativo, potremmo dire, di sottrarre la storia lesbica ai limiti di storia di una minoranza.
Si possono individuare dei punti d’incontro tra la storia del lesbismo negli USA e in Italia?
Se prima del movimento femminista in Italia degli anni ’70 ci fossero donne tra cui intercorrevano rapporti d’amore o un embrione di comunità lesbica, ciò non ebbe, sembra, alcuna o poca visibilità. È con il femminismo che in Italia venne allo scoperto la realtà del lesbismo che, comunque, non rinunciò mai a una propria specificità e talvolta, anzi, rivendicò una specie di separatismo****dal movimento delle donne.
Comunque fosse, il movimento lesbico :  ‘ …ha improvvisamente dato esistenza concreta a vite che non avevano voce propria. ’, ha detto nel suo intervento Nicoletta Pace, del gruppo Soggettività Lesbica di Milano. E ancora: ‘È soltanto grazie ai legami che abbiamo stabilito tra noi, sia affettivi, sia di pensiero, che abbiamo potuto riappropriarci e rivendicare un’identità che per tanto tempo ha significato condanna e riprovazione sociale, come quella lesbica’.
[ spedito al sito della libera università delle donne: universitàdelledonne.it]
* Dalla Bibbia, 2 Sam.12,26 così leggiamo il compianto di Davide per Gionata: ‘Mi eri tanto caro! Il tuo amore per me era più meraviglioso dell’amore per le donne.’ In molte lettere scambiate tra donne nel XVIII secolo  si ritrova una frase simile alla precedente: il mio amore per te supera l’amore per gli uomini. Per tale motivo questi rapporti vennero anche definiti davidici e da qui il titolo del libro.
**Si dissero bostoniani perché Boston fu la città in cui si praticò maggiormente questo tipo di rapporti.
*** Nel 1931 Jane Addams fu insignita del Nobel per la pace.
**** M.T. in un incontro a Torino, nel 1981, tra donne etero e omosessuali  dice: Il problema è che con questo noi e voi  sembra che stiamo parlando di donne diverse
©, 2006

 

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