STORIA UNIVERSALE dell’Accademia delle Scienze dell’URSS
A trent’anni dalla sua pubblicazione: la STORIA UNIVERSALE dell’Accademia delle Scienze dell’URSS
Promozioni di  un dibattito e di un convegno.
Al suo apparire la Storia universale fu salutata dall’Unità come un’opera che avrebbe «arricchito la cultura italiana». Era il frutto del pluridecennale lavoro di ricerca di oltre quattrocento studiosi dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, “una delle maggiori istituzioni scientifiche del mondo» (Giuseppe Galasso). Emilio Sereni rivendicò il merito di avere caldeggiato la traduzione dell’opera, e Carlo Salinari si disse convinto che essa avrebbe influenzato l’impostazione dei testi scolastici. Stu­diosi di ogni tendenza la definirono complementare a ogni altra opera analoga per la sua capacità di cogliere in un ricco panorama il divenire storico di tutti i popoli in tutti i continenti e per la particolare attenzione allo sviluppo delle forze produt­tive e ai rapporti di classe, ai movimenti popolari e di lotta. Per tutti si ricorda l’accademico dei Lincei, Marino Berengo: “E’insostituibile perchè la sua impostazione è diversa da quella di tutte le altre storie universali. Investe quindi aspetti e problemi che altrove sono ignorati. L’attenzione per i governi e il potere si manifesta nel continuo contrappunto con le rivolte popolari, così urbane come rurali. Un’opera di eccezionale originalità e rilievo, non più eurocentrica, ma veramente mondiale».
Anche per i suoi contenuti non mancano sorprese. A metà degli anni Novanta scoppiò in Italia un’aspra polemica storiografi­ca a proposito dell’impiego di gas chimici durante la guerra fasci­sta all’Etiopia. Già alcuni decenni prima avevano scritto gli storici sovietici: “ Nell’intento di terrorizzare il popolo etiopico – p. 310 del IX vol. – l’aviazione italiana bombardava villaggi indifesi, città e ospedali della Croce Rossa. In aggiunta a tutto questo i fascisti dettero inizio alla guerra chimica, tanto più micidiale in quanto gli abissini non possedevano maschere antigas né altri mezzi di difesa contro gli aggressivi chimici».
Le diffidenze furono però tali da indurre uno storico autore­vole come Franco Cardini a scrivere: “Sarmaticum est, non legitur”. E’ russo, non si legge. Per molti e forse troppi anni gli storici si sono adeguati a questa norma. Eppure, la cultura sovietica ha dato molto anche a noi. Si può essere o non marxisti, si può avere o meno simpatia per il sistema sovietico: ma non si può ignorare il significato che la cultura marxista ha obiettivamente “.
“La Storia universale dell’Accademia sovietica delle Scienze rappresenta un tentativo tanto vigoroso quanto – al di là del suo stesso impressionante impianto scientifico – appassionato, di comprendere le millenarie vicende dell’umanità, dì razionalizzarle, di passarle al vaglio di una critica che pur essendo ideologicamente indirizzata non è meno aperta, e pur essendo impostata in modo da offrire anche risposte politiche non è meno attendibile anche sul piano obiettivo”.
Dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica con il diffon­dersi del revisionismo storico la grande opera è stata ancor più tacciata di ideologismo. Ma le grandi opere di cultura in cui si è riversato il sapere dei migliori accademici e studiosi di tutta un’epoca rimangono un riferimento organico per le generazioni successive. Basterà pensare all’Enciclopedia Treccani che, pur realizzata in epoca fascista, è rimasta la base culturale degli anni della Repubblica italiana.
L’opera va letta, consultata e giudicata senza pregiudizi, quale massima espressione della concezione marxista della storia, quale classico della storiografia mondiale. Sul marxismo e sulla Storia Universale vogliamo ricordare tre giudizi significativi.
Scrive Jacques Le Goff : «il marxismo continua a essere uno strumento di lettura e di spiegazione della storia di importanza capitale».
Il 26 novembre ’91 il Corriere della sera, sotto il titolo la “Bibbia del capitalismo USA: non buttate Marx”, scrive: «Il giornale del Capitale, Wall Street Journal, riscopre Il Capitale, con un articolo in prima pagina, ma in Italia, la cattiva coscienza non lo consente ancora. “L’interpretazione marxista della storia e dei rapporti di produzione è stata innovativa; il marxismo resta un’importante forza culturale”, riconosce Mikhael Novak dell’American Enterprise Institute. (..)Ma gli errori e gli orrori del comunismo? Replica il Wall Street Journal: “L’uomo che fece il Sermone della montagna, avrebbe davvero favorito la Santa Inquisizione?».
E il Sole 24 ore aggiunge: «La Storia Universale offre informazioni che non è facile reperire nei comuni testi di storia. E non si pensi che si tratta di un “mattone ideologico”, come qualcuno potrebbe credere. Si direbbe un modo di fare storia che da noi si è perduto. Una storia che non si può ignorare».
Mentre la globalizzazione e l’unificazione europea in espansione rendono necessaria una rivisitazione delle radici euroasiatiche oltre che mediterranee dell’Europa, l’opera torna d’attualità e merita un’attenta riflessione critica.
Facciamo nostro quanto ha scritto Giovanni Spadolini:
«La cultura significa confronto, significa dialogo fra schemi mentali e sistemi di indagine diversi e magari contrapposti. La Storia universale dell’accademia delle Scienze dell’URSS ci consente di valutare l’apporto positivo della storiografia sovietica a quello scambio di esperienze e di conoscenze che resta il fondamento di ogni avanzamento degli studi».
E perciò auspichiamo dibattiti e sollecitiamo adesioni al Convegno che abbiamo deciso di promuovere perché studiosi italia­ni di vario orientamento e “accademici sovietici” oggi su posi­zioni contrapposte diano una risposta al quesito indicato nel titolo.
©, 2003
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