FRANCIS BACON la pittura allucinante
Francis Bacon: Dublino, 1909 – Madrid, 1992 
L’esposizione raccoglie circa cento Opere – tra cui 82 dipinti, 15 disegni e altri oggetti appartenenti all’archivio dell’artista – provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo (Francia, Belgio, Gran Bretagna, Portogallo, Germania, Austria, Svizzera, Paesi Bassi, Finlandia, Israele, Stati Uniti, Venezuela, Messico, Giappone, Australia e Taiwan), che abbracciano l’intero percorso artistico di Bacon. “Si tratta – ha detto l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, Massimo Zanello – di una grande mostra che sono certo verrà riconosciuta come la più importante in Italia e tra le migliori in Europa di quest’anno. Bacon è un grande artista internazionale, molto particolare, dalla spiccata personalità e con stretti collegamenti con gli artisti del passato”.
francis bacon
Milano anticipa con questa mostra  le celebrazioni per il centenario della nascita dell’artista che cadrà nel 2009. Curata dal professor Rudy Chiappini, l’esposizione ripercorre le tappe salienti del lavoro di Bacon, in un lavoro di documentazione e ricostruzione storica nato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano con il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia, in collaborazione con l’editore Skira e Artemisia.
francis bacon
“Per una singolare coincidenza – ha detto l’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi – Milano apre le celebrazioni del Futurismo con la mostra dedicata a Giacomo Balla e le manifestazioni per il centenario della nascita di Francis Bacon con un anno di anticipo. Oggi le due ricorrenze si incrociano nell’omaggio che Palazzo Reale rende a uno degli artisti più tipici del secondo Novecento”. “Una mostra compiuta – ha aggiunto – in cui si può apprezzare l’eccellenza del percorso artistico di Bacon, senza dimenticare nessuna fase; un’esposizione che dà conto in modo pieno e completo del lavoro dell’artista e ne permette una comprensione accurata”. 
Bacon, Dublino, e mi viene da pensare – per il linguaggio ritmico e deformante dei suoi dipinti, realizzati sotto la lente d’ingrandimento di una coscienza che sapeva vedere dentro e oltre le apparenze dell’essere umano, dentro le sue angosce e le sue pene esistenziali, le sue gabbie metafisiche – ci sia la presenza – comunque benigna, amichevole – di un James Joyce, di un Ulisse che detta la scansione dei capitoli sulle pagine di questo racconto fatto di immagini stupefacenti, anche se piene di uno strazio muto, che ci viene urlato in una stanza sotto-vuoto, e quindi senza far rumore. Sì, sto parlando di una lacerazione, di una esplosione silenziosa, di un’angoscia che non ha voce, ma solo forma, colore, linea. Una linea che si spezza, si deforma, si rincorre e involve, si chiude su se stessa, come ne i Tre Studi di Dorso Maschile (1970), la visione dell’uomo chiuso in uno spazio metafisico che ne riepiloga la solitudine, se non il soliloquio. Una sinfonia silenziosa di pulsionalità inconscia, di carnalità che a tratti richiama Chaïm Soutine, la scuola espressionista passata attraverso il cubismo picassiano, una visione cosmica – ma al tempo stesso claustrofobica e metafisica – del dolore, racchiusa in rappresentazioni allucianate, secondo quella che si potrebbe definire clinicamente una “regressione controllata”, anche secondo una similitudine col pensiero di Heinz Kohut che, nel 1950, in un suo scritto sull’ascolto musicale, diceva: “La capacità di regredire a questo stato primario dell’Io, pur conservando le complesse funzioni dell’Io necessarie per riconoscere e padroneggiare l’effetto di suoni organizzati, è la condizione indispensabile per godere la musica”, pensiero che si può traslare alla pittura e alla tecnica di Francis Bacon.
Il dolore trova una sua liberazione, però, attraverso l’espressività pittorica, che ci comunica in maniera diretta, senza alcun sottinteso, quasi “pornograficamente” l’intento catartico e autoliberatorio dell’artista. La mostra si snoda in una visione potente e di grande impatto visivo, quasi schiacciante, presentando anche i pensieri e gli aforismi di un pittore che, spesso, amava esprimere attraverso la scrittura la sua riflessione sull’Arte, come ad esempio in questi magnifici pensieri:
–         C’è bisogno di qualcosa di nuovo. Non di un realismo illustrativo, ma di un realismo che sia il risultato di una vera invenzione, di un modo veramente nuovo di interpretare la realtà in qualcosa di assolutamente arbitrario.
–         Amo isolare l’immagine, sottrarla allo spazio domestico.
FRANCIS BACON
Milano, 5 marzo – 29 giugno 2008 – Palazzo Reale – prorogata sino al 24 agosto 2008
Catalogo Skira
 ©, 2008
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