Stephen King REVIVAL abisso mentale senza fine elettricità follia musica pazzia prete stregone
REVIVAL – di Stephen King
Sembra prevalere la vena nostalgica in questo romanzo di uno Stephen King che condensa le fantasie visionarie di una vita intera in una sorta di romanzo orrifico della piena maturità, che a tratti ricorda la grande prosa degli inizi, ma in alcuni passaggi soffre di forzature poco credibili. In un racconto che è un affresco generoso sull’America degli anni Sessanta, si snodano la vita ed il racconto del piccolo Jamie Morton, prima timido bambino del New England, poi musicista cocainomane, e del misterioso Charles Jacobs, un dottor Frankestein a metà strada tra il citato H.P.Lovecraft e i folli esperimenti del rivoluzionario Tesla, in un affresco dove la vita umana è presentata in tutta la sua fragilità. Un ex prete che gioca con l’elettricità, i temporali e i fulmini, le batterie ed i “giocattolini tecnologici”, al cui arrivo in paese “sparirono gli schiamazzi dei ragazzini in cortile, la musica dal piano di sopra, il frastuono del garage, persino gli uccelli smisero di cantare”. Cosa rappresenta quest’uomo, il cui fine viene svelato sulla fine, e che sembra il più classico degli stregoni? Tra elettricità e luce, buio ed insondabile tenebra, si stagliano i mostri, le paure, le nostre più profonde angosce, come quella suprema dell’incognita “post vita terrena”. E se il “dopo” fosse paradossalmente peggio del “qui ed ora”? Una possibilità che stupisce e che pare nata da un abisso mentale senza fine.
“Revival”, come ricordo, e come i concerti che rivivono in pezzi musicali d’altri tempi, ritmato dalla chitarra in spalla del protagonista, con un sottofondo “rockeggiante” a scandire tutta la trama
©, 2016

 

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