POINT BREAK Keanu Reeves surfisti rapinatori ed esteti
Due ore di adrenalina pura. Chi cerca svago, contenuti letterari di buon livello tensione e un pizzico di buoni sentimenti in un’unica pellicola, ha trovato il film giusto.  Los Angeles (CA), spiagge assolate affollate da tribù di fanatici surfisti, in certi casi rapinatori, che verranno traditi dalla loro crema da surf (l’espediente verrà citato in “Charle’s Angels, più che mai“, USA, 2003), e quindi, sulla base di questo indizio, seguiti da un poliziotto dell’FBI, a nome Johnny Hutah (Keanu Reeves), che si infiltrerà tra le loro fila, grazie a un flirt con la donna di uno di loro, e si metterà sulle tracce della Banda dei Presidenti, svaligiatori di banche mascherati da ex presidenti degli Stati Uniti, un numero ragguardevole di colpi ben riusciti, senza mai attaccare il caveau o fare vittime innocenti.
Banditi con un onore, si potrebbe dire, che hanno la passione per il surf, che finanziano coi soldi dei loro colpi, una vita da surfisti senza però la passione per il lavoro o il timbrare il cartellino. Bravi ragazzi, potremmo anche dire, solari, che pensano positivo, da buoni californiani, non sparano con le loro grosse rivoltelle, non fanno morti, e hanno solo il vizio di rapinare banche per garantirsi a oltranza la possibilità di coltivare la loro eterna vacanza.
Restano comunque dei criminali, pur avendo il pregio di seguire una loro oscura, niciana, per quanto affascinante, etica, o scuola di pensiero, che li vuole tutto l’anno, tutti gli anni della loro vita, sulla cresta dell’onda, intenti a inseguire sogni di coraggio, di forza, di sprezzo del pericolo, a costo di rimetterci anche la vita, pur di poter dimostrare a se stessi, unicamente a se stessi, in maniera del tutto anarcoide, di valere, e di meritarsi di vivere. Uno spaccato di filosofia californiana, portata agli estremi del crimine e dell’autodistruzione, malgrado il pensiero positivo sia qui vissuto dalla working class per amalgamarsi con successo nella società degli affari e dei piscina-party, ma si potrebbe dire anche che, secondo questi avventurosi banditi, possa essere usato per ritagliarsi nella schiacciante società americana, e soprattutto californiana, uno spazio di sopravvivenza edonistica, dove, per chi non vuole sottostare al giogo lavorativo, non resterebbe che l’autodistruzione nell’alcool e nell’accattonaggio. Non è certo una scelta da esaltare, o da appoggiare, ma – nel contesto in cui questo film la colloca – conserva il sapore del romanticismo, di un certo spirito di Frontiera che, nell’utopia dell’american dream, acquista un suo senso, anche se paradossale e deviante.
Un film che certamente non annoia, che mette in contatto con il lato selvaggio del popolo americano, quella wilderness che tutti amiamo, nella natura come nella vita e che, a volte, col film giusto, ci fa per un paio d’ore sognare ad occhi aperti.
POINT BREAK
Regia: Kathryn Bigelow
USA, 2000
Con: Keanu Reeves, Patrick Swayze
Durata: 117 minuti
 ©, 2006

 

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