Dionigi Tettamanzi ETICA E CAPITALE Un’altra economia è davvero possibile?
Ispirato all’enciclica di Papa Benedetto XVI Caritas in Veritate, “Etica e Capitale” affronta, come riflessione personale che il cardinale Tettamanzi ci offre, il tema della dottrina sociale della Chiesa. Un tema al quale ogni uomo di buona volontà è chiamato a rispondere.

 

Cardinal Tettamanzi
Tettamanzi sembra indicarci una strada, la strada maestra della fede evangelica. L’etica dovrebbe orientare le scelte politiche, l’orientamento economico, così da abbassare quanto più possibile il divario fra persone, fra popoli più o meno progrediti, e elevare il concetto, teorico, bello, di Libertà. Libertà di scegliere, per ognuno, la propria strada, al di là di ricatti economici, culturali, politici, che ne limiterebbero la vera espressione, che limiterebbero l’autodeterminazione di un individuo o di un popolo, di una cultura. Qui la Chiesa propone una via, quella di utilizzare il Vangelo in chiave etica e laica, come orientamento per le azioni di tutti gli uomini di buona volontà, una chiave di lettura che attraversa tutte le religioni, senza indottrinamenti, ma solo seguendo una universale vocazione alla giustizia, alla libertà, che appartiene a tutti gli uomini, di qualsiasi religione essi siano.
Il percorso di tale libro vale da “guida” all’interno dell’enciclica, la quale (leggiamo nell’introduzione di Eros Monti) “(…) risente di un ricco patrimonio di pensiero, di intuizioni, di proposte; è sempre frutto di una lunga e complessa elaborazione e più ancor di una secolare esperienza storica” (…) “Il sociale non è realtà estrinseca, aggiuntiva, estranea alla persona, quasi fosse una sorta di spazio nel quale entrare quando si vuole: denota invece un tratto ampio e sostanziale della vita di ognuno di noi” (…) “detto con uno slogan: il sociale non è tutto, ma tutto ha una dimensione sociale”.
La prima grande enciclica sociale risale al 1891, quando Papa Leone XIII scrisse la Rerum novarum, che “identificava nel conflitto tra capitale e lavoro il fulcro dei problemi dell’epoca e, al tempo stesso, l’ambito di massimo impegno per ricercare soluzioni inedite ed efficaci”. 
Qui si pone ancora una volta la questione dello sviluppo della persona e dell’umanità. “Uno sviluppo che “(…) non potrà pienamente realizzarsi se non «nella carità e nella verità»”.
Bisogna però liberare il concetto di carità dal suo retaggio romantico, fatto di rapporti primari, incontro interpersonale, amicizia, emotività, buonismo, “(…) una carità (…) che supera di slancio (…) i sospetti che tendono a restringerla entro gli orizzonti dell’immediatezza e della prossimità (…) come frutto spontaneo di emotività, ingenuità, buonismo. Al contrario, la carità esige un continuo esercizio di intelligenza (…)”.
Monti aggiunge: “La giustizia è la prima via della carità o, come ebbe a dire Paolo VI, «la misura minima» di essa, parte integrante di quell’amore «coi fatti e nella verità» (I Gv 3,18), a cui esorta l’apostolo Giovanni (…) e (…) alla logica del dono e della gratuità, quali più dirette espressioni della carità, è ispirata gran parte dell’argomentazione dell’Enciclica (…)”.
 ©, 2010
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